MORIRE DI SOLITUDINE –
Un grande romanziere ci scriverebbe un racconto, paradigma dell’uomo solo nella civiltà globale. Con un titolo: Morire di solitudine. Maria Carmela, 63 anni, ex insegnante di Educazione artistica, è morta in casa da due anni, in un quartiere della periferia romana, e nessuno si è accorto, per 24 mesi, della sua scomparsa. Nessuno ha sentito la sua assenza. Nessuno si è interrogato nel non vederla più in giro, a fare la spesa, a frequentare la parrocchia, ai giardinetti.
Non sapremo mai le vere cause della morte di Maria Carmela: è caduta dal letto e ha perso conoscenza, ha avuto un colpo al cuore, si è sentita male improvvisamente ed è svenuta per paura? Sappiamo solo che il fornello del gas in casa era ancora acceso e il viso della donna era annerito e mummificato. Una morte solitaria, di una donna acciaccata e fuori dal mondo.
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CHI ERA MARIA CARMELA –
La metafora di Maria Carmela inizia dal luogo dove abitava. Lei, donna mediterranea, del Sud, della Siracusa della Magna Grecia, si era trasferita a Roma per insegnare. E aveva trovato un appartamento, quaranta metri quadrati, nel quartiere-dormitorio di Tor di Nona, a 18 chilometri dal centro di Roma. La periferia romana che ti abbandona alla tua solitudine, dove fai fatica a trovare un mezzo pubblico, e dove i condomini ti sembrano ombre e non uomini e donne in carne ed ossa. La periferia del cittadino che scompare dall’orizzonte della sua comunità.
Maria Carmela non era ancora vecchia, ma solo malandata, specie alle gambe. Eppure apparteneva a quella parte della società italiana che sta crescendo a ritmi vertiginosi. Ogni giorno contiamo 30 nuovi ultrasettantenni, che dal 1974 sono passati da 3 milioni e 900mila a oltre 9 milioni. Abbiamo scoperto come allungare la vita, come diventare anziani, anche in discrete condizioni di salute, sappiamo tutto sull’alimentazione corretta e sulla necessità della ginnastica. Ma non sappiamo come curare il più grave dei virus: essere dimenticati, condannati da un tribunale invisibile, alla solitudine.
SI PUÓ MORIRE DI SOLITUDINE? –
La tecnologia, ci hanno sempre promesso, avvicina, allarga, crea partecipazione e comunità. Non sempre è vero. Maria Carmela è morta sola e dimenticata nell’era del Facebook con 1 miliardo e mezzo di utenti in tutto il globo. Aveva la televisione, ma questo non l’avvicinava al mondo reale, semmai la isolava ulteriormente. Il suo problema non era un like sui social, ma un contatto fisico, diretto, con un’altra anima. E la sua vita, purtroppo, si è sprecata nel buio di un silenzio che ci ricorda, come una campana a morte, quanto siamo soli proprio mentre la moltitudine ci circonda.
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