Ho fatto un sogno: la cancellazione dell’amministrazione e del consiglio provinciale di Napoli. Poi mi sono svegliato, e ho capito che, per il momento, il Capo dello Stato ha solo firmato il decreto di scioglimento, un atto dovuto dopo le dimissioni del presidente Luigi Cesareo intanto eletto alla Camera dei deputati. Pazienza. Resta il fatto che la Provincia di Napoli è una fonte di spreco del denaro pubblico e soltanto l’impotenza pusillanime del nostro ceto politico ha impedito la cancellazione, su scala nazionale, di questo ente inutile, come i partiti pure promettono ormai da anni. Stiamo parlando di 500 milioni di euro che, stando alle stime del ministro Piero Giarda, potrebbero essere risparmiati in un colpo solo, e magari investiti per qualche intervento mirato alla crescita economica di un Paese in piena recessione.
L’unico che finora ha realizzato il mio sogno, condiviso da milioni di cittadini, è il presidente della Sicilia, Rosario Crocetta, capace di fare approvare dall’assemblea regionale la cancellazione di nove province sull’isola, con un taglio dei costi, a regime, di circa 100 milioni di euro. Crocetta lo ha potuto fare perché la Sicilia è una regione a statuto speciale, mentre Stefano Caldoro non ha gli stessi poteri. Ma la regione Campania potrebbe, con un gesto simbolico di grande significato, approvare una mozione o un ordine del giorno con il quale sollecitare il prossimo governo nazionale a portare a termine, tra i primi provvedimenti, l’abolizione di un ente che non ha più ragione di esistere. Specie in Campania, dove la Provincia di Napoli si è distinta per la pochezza del suo personale politico, per gli interessi corporativi che ha difeso, per l’opacità di molte delle sue delibere.
Lo scioglimento firmato ieri dal Quirinale è una bella occasione per dare un messaggio di cambiamento, restituire dignità alla politica e avvicinarsi a un’opinione pubblica sempre più stufa degli sprechi che alimentano stipendi, gettoni e vitalizi legati all’attività del consiglio e dell’amministrazione provinciale.
Piuttosto, una volta liquidata la Provincia, bisognerebbe procedere in modo spedito alla creazione dell’area metropolitana napoletana, uno strumento nuovo ed essenziale per amministrare con efficacia un territorio dove ormai la popolazione, con la sua domanda di servizi, è spalmata in un perimetro molto più ampio di quello del municipio di Napoli. Con l’area metropolitana si eviterebbe la duplicazione di piani e di interventi, per esempio nel settore dei Trasporti, laddove ogni comune spinge in una direzione, spesso assecondando micro interessi locali, in una babele di decisioni che rendono ingovernabile il sistema. A volte le riforme sono più semplici di quello che sembra, specie quando sono maturate le condizioni che rendono popolare il cambiamento: e sicuramente, quando sarà cancellata, nessuno rimpiangerà la Provincia di Napoli.
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