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NEGAZIONISTI DEL CLIMA
Gli psicologi sociali sostengono che i negazionisti prendano forza dalla collettività. Plasmati dal gruppo che come è ben noto, è più audace se unito. E dinanzi a probabilità distanti nel tempo, un pizzico di sottovalutazione e a ragionamenti che fanno acqua da tutte le parti, ci si ritrova a fare i conti con rappresentanti di posizioni ideologiche false e talvolta affini a pericolose teorie complottiste.
Questi paladini dell’inconsistenza agiscono attraverso le reti sociali, il web e i mass media con l’unico scopo di divulgare fake news e notizie campate in aria. Il tutto per piantare il seme della discordia e disseminare cospirazioni infondate.
Negli ultimi anni inoltre, con il negazionismo climatico sotto i riflettori, non poteva che diventarne anche un cavallo di battaglia di natura politica. Per questa ragione, la verità è andata offuscandosi e le sue sfumature sono divenute sempre più di difficile interpretazione.
Ma è proprio questo l’obiettivo a cui tanto ambivano. I legionari della bugia hanno continuato a manipolare il sapere scientifico, così come le prove inconfutabili e incontrovertibili dietro al cambiamento climatico, in maniera tale da presentare uno scenario quasi immutato, dove gli effetti devastanti del clima non sono provocati dall’azione arbitraria e incontrastata dell’uomo, ma da un ciclo naturale del tutto estraneo alla popolazione mondiale.
NARRAZIONE NEGAZIONISTA
La narrazione negazionista vede quindi una sotto stimazione dei fenomeni legati all’emergenza climatica. Ma in particolar modo, contrasta la visione scientifica, sostenendo che la crisi non esiste o se anche fosse reale, non avrebbe neanche alla lontana le gravi ripercussioni di cui la comunità scientifica continua ad avvertirci. In primis, era stato l’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, a prendere una dura posizione sulla questione, giungendo fino ad abbandonare gli accordi di Parigi nel 2017.
Lo scenario non si prospetta così roseo neanche in Italia che specie dopo il Covid-19, ha visto l’insorgere di finti esperti o complottisti che a spada tratta hanno cercato, e ancora cercano, di infangare le più attuali ricerche sull’inquinamento, il riscaldamento globale e gli eventi connessi a essi. Questo ovviamente a discapito della transizione ecologica e a favore delle compagnie energetiche, dei colossi petroliferi e delle lobby del fossile.
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NEGAZIONISTI DEL CLIMA IN ITALIA
In Italia i canta storie non mancano. Sono invitati ai talk show, vengono seguiti sui social e conquistano una parte fin troppo importante della visibilità mediatica. Di recente notizia è il professore di chimica invitato a Carta Bianca, Franco Battaglia, che ha calato sul tavolo un poker di deliri di sconsiderata riflessione.
Gli argomenti? L’uomo non è la causa dei cambiamenti in atto sul pianeta. E soprattutto, i governi vogliono far credere che per risolvere tutti i problemi ci sia bisogno di istallare pannelli solari e comprare auto elettriche. Il professore inoltre è convinto che non ci sia bisogno di una transizione ecologica e che potremmo continuare ad utilizzare i giacimenti fossili a nostro piacimento.
Peccato che il ben emerito non abbia dato retta alle stime pubblicate dall’OMS, Organizzazione Mondiale della Salute, che nel 2021 ha evidenziato che circa 7 milioni di persone all’anno muoiono a causa dell’inquinamento da CO2 e gas serra. La letteratura scientifica inoltre è del tutto d’accordo sulla connessione tra inquinamento e riscaldamento globale, e voltarsi dall’altra parte non cambierà le sorti del nostro pianeta.
Il problema nel dare così tanto spazio ad un’infinitesima parte della controparte, lascia passare l’idea per cui questi siano da considerarsi alla pari della comunità scientifica. Dare via libera alla propaganda di realtà fittizie e accantonare il vero messaggio sperimentale si traduce nel portare il dibattito scientifico a una mera opinione, un argomento da bar di poca rilevanza. Questo è probabilmente l’errore più grave ed evidente che si commette nel pubblicizzare tali guru del no-sense, favorendo quindi una narrazione sconsiderata e senza fondamenti scientifici.
NEGAZIONISTI DELLA SICCITÀ
Un nuovo filone ideologico ora prende il nome di No-Sic: i negazionisti della siccità. In accordo con alcune delle loro teorie, l’acqua viene rubata o conservata per far in modo che sia disponibile solo a “qualcuno”. Le misure di contenimento dovute ai circa 4 mesi in assenza di piogge pertanto sono una mera scusa per approfittare dell’acqua.
Eppure non ci vorrebbe un esperto per comprendere quanto allarmante sia il quadro generale. L’Italia ha visto abbattersi nel Nord del territorio una delle siccità più gravi registrate negli ultimi 70 anni. Il 24 luglio 2022, il fiume Po’, secondo l’Osservatorio Anbi, Associazione dei consorzi di bacino, ha fatto registrare il minimo storico di portata d’acqua: 104, 3 metri cubi al secondo. Quando in media avrebbe dovuto portarne circa 1560 di metri cubi al secondo.
Inoltre, una volta appurato che la temperatura sia in aumento ogni anno sia nei mari sia nell’atmosfera, è semplice giungere ad una conclusione piuttosto ovvia: temperature più alte uguale maggiori possibilità di siccità e desertificazione. D’altronde, questi sono eventi già in corso da diverso tempo, ma che con l’azione dell’uomo si vedono intensificate e con un incremento della velocità del processo.
Dare voce ai negazionisti del clima, anche in Italia, vuol dire rifiutare anni di studi e ricerche condotte da scienziati, ricercatori e università che cercano ormai da tempo immemore di avvertire il pianeta di una crisi impellente, pericolosa e da arginare al più presto.
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ESPERTI NEGAZIONISTI DEL CLIMA
In una lettera inviata al segretario dell’ONU, il gruppo di negazionisti australiani noto con il nome di Clintel, ha spiegato come le soluzioni portate avanti per ridurre le emissioni e contrastare gli investimenti di natura fossile siano deleteri e pericolosi per gli investimenti internazionali. Guarda caso, uno dei fondatori è proprio Ian Plimer, direttore del progetto minerario Roy Hill Holdings di Gina Rinehart e Peter Ridd, quindi ben legato all’industria dell’estrazione.
I membri sono per lo più australiani e vedono al loro interno anche ex professori universitari e imprenditori locali. Non è a caso che si parli di Australia, una nazione che è caratterizzata da alcune delle TV più conservatrici e vicine al complottismo dei Paesi industrializzati.
La voce negazionista è forte e riesce a manipolare e fuorviare la popolazione fino a raggiungere la politica e le decisioni governative. Non bisogna dimenticare tra l’altro che il fabbisogno energetico di elettricità nel Paese è ancora per il 75 per cento prodotto da carbon fossile.
MEGAFONI DEI NEGAZIONISTI DEL CLIMA
L’opinione pubblica è scossa e fuorviata costantemente dai dibattiti televisivi e da rivelazioni shock sui social o sulla rete. Ognuno ormai si sente in grado di poter dare la sua visione su ogni aspetto di entità economica o sociale. Pochi comprendono invece l’importanza di lasciare che siano gli esperti a trasmettere le informazioni più importanti e di permettere a chi di competenza di cercare le soluzioni più appropriate.
Le dinamiche odierne tuttavia puntano verso un estremo opposto. Ogni argomento deve essere fonte di dibattito, ma il problema è travisare e ridurre anche le questioni di vitale importanza. Tutto assume i connotati di un talk show. La siccità diventa un complotto, il cambiamento climatico una strategia per vendere auto elettriche e lo scioglimento dei ghiacciai una pura invenzione.
Si assiste quindi ad una mercificazione di ogni contenuto e allo svilimento del discorso. Il fare tendenza, il poter affermare teorie infondate e fare notizia diventa più importante, più proficuo. E del pianeta poco conta, tanto saranno le generazioni future a doverci fare i conti sul serio.
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NEGAZIONISTI DEL CLIMA E TELEVISIONI
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