Reati impuniti: in Italia sono tre su quattro

Abbiamo una rapina a mano armata ogni due ore. Un negozio colpito da un tentativo di furto ogni 9 minuti. E le indagini per i furti nelle case sono archiviate nel 97 per cento dei casi

reati non puniti in italia

Siamo davvero uno strano Paese. Daniele Bedini (indagato per duplice omicidio) e Zlatan Vasilijevic (autore di un duplice femminicidio)  dovevano stare in galera e non liberi di uccidere le loro vittime. Dovevano scontare pene, in parte per sentenze definitive, per rapina aggravata, maltrattamenti e violenze domestiche. Allo stesso tempo nella carceri italiane al 31 dicembre 2021 risultano detenute 54.134 persone, a fronte di 50.000 posti disponibili. E migliaia di carcerati stanno dentro per reati marginali e con pene che potrebbero anche scontare fuori.  Quindi assistiamo a un doppio spreco: da un lato l’impunità, anche per reati gravissimi come i femminicidi, dall’altro versante il sovraffollamento. Doppio spreco e doppia ingiustizia.

I reati non puniti in Italia

furti nelle case in Italia sono circa 370 ogni centomila abitanti (quinto posto nella classifica europea),  e quello che li rende ancora più  insopportabili, è la totale impunità dei colpevoli, anche quando vengono individuati: le indagini finiscono archiviate, senza responsabili, nel 97 per cento dei casi. Del tutto impuniti, siamo vicini al 100 per 100 dei casi, i furti di automobili e di motociclette e i delitti informatici. Se riflettete anche solo per qualche secondo su questi numeri, capite al volo quanto e come gli italiani vivano la sicurezza come un lutto, una perdita. La sicurezza, infatti, non è solo la mancanza della paura di essere colpiti dai ladri, ma anche la certezza che chi ci dovesse provare in qualche modo sarà colpito. Per troppi anni, i partiti di sinistra e di destra hanno fatto l’enorme errore di sottovalutare questo fondamentale diritto della cittadinanza: la sinistra considerandolo un obiettivo dell’elettorato di destra, la destra invece caricandolo di significati distanti dalla realtà, come la demagogica «caccia allo straniero». La demagogia tracima fino all’invocazione delle armi (come se così si risolvesse il problema) come autodifesa, chiedendo di trasformarci tutti in cittadini-pistoleri a fronte di uno Stato che non ci protegge. La testa nella sabbia, invece, mescola un pietismo di maniera con la rimozione di un problema con il quale dobbiamo fare i conti: la nostra sicurezza. Un bene assoluto, talvolta sprecato. Nel circolo vizioso di questa doppia ipocrisia, si perde di vista la realtà, l’unica che può aiutarci a restare con i piedi per terra ed a reagire nei modi giusti, o perlomeno utili e ragionevoli. La realtà parte da due numeri: in Italia bar e negozi subiscono 14 rapine a mano armata al giorno, una ogni due ore. Cifre impressionanti, che ci fanno capire come questi negozianti, spesso, come il barista di un piccolo centro emiliano, punti di riferimento sul territorio, sono sotto lo schiaffo della criminalità. Piccola, media o grande, è perfino secondario. Allo stesso tempo, c’è da dire l’Italia non è il Far West, e in ogni caso le rapine alle attività commerciali sono diminuite del 13,6 per cento (la fonte è l’Istat) negli ultimi anni.

Emergenza sicurezza in Italia

Le rapine sono diminuite come la sicurezza, e la percezione che i cittadini ne hanno: come si spiega questa apparente contraddizione? Dove sta il buco nero? Le risposte sono racchiuse in una parola: impunità. Di queste rapine al ritmo di una ogni due ore, solo nella metà dei casi si riesce ad arrestare il malvivente colpevole. Poco, troppo poco, nonostante lo sforzo coraggioso di tanti carabinieri e poliziotti che fanno il loro dovere di servitori dello Stato. E quanto tempo si riesce a tenere in carcere un colpevole di omicidio o di tentato omicidio? Poco, troppo poco, rispetto alla gravità del reato: su 10mila rapinatori (anche a mano armata) arrestati ogni anno grazie anche al lavoro (pagato poco e male) delle forze dell’ordine, meno della metà sono in carcere dopo un anno, e questo significa la cancellazione con un colpo di spugna del principio di civiltà della certezza della pena. Una giustizia che non tiene in galera i colpevoli di crimini gravissimi e invece lascia marcire in carcere  i soliti poveracci, è chiaramente in bancarotta. Anche per i soliti buchi neri della macchina della giustizia penale, per il fatto che molti magistrati considerano questa un’attività minore nel loro lavoro (rispetto alla popolarità che si guadagna, per esempio, con un’indagine a cavallo tra politica e corruzione), e per un meccanismo bestiale della Giustizia che, tra mille sprechi di leggi, leggine e furbizie varie, riesce quasi sempre a garantire l’impunità ai colpevoli. Anche quelli di rapine a mano armata. Lo stesso film, se ci pensate e se andate a vedere da vicino, che vediamo a proposito della corruzione, dell’assenteismo di massa, dei furti in casa (senza colpevoli nel 99 per cento dei casi!). Qui si consuma la nostra paura e la nostra rabbia di cittadini. Qui frana il Paese legale e si afferma l’Italia dell’illegalità. Qui pescano i cultori della violenza, offensiva e difensiva. E da qui bisognerebbe partire per dire: Più sicurezza per tutti, meno delinquenti che la fanno franca sempre e comunque.

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