Ricercatori dell’Universita’ di Berkeley hanno messo a punto un sistema in grado di bloccare qualsiasi messaggio di posta elettronica indesiderato
Piuttosto che difendersi dagli attacchi degli spammer, perche’ non utilizzare i loro stessi metodi per bloccare definitivamente la piaga delle mail indesiderate? A partire da questa considerazione, ricercatori dell’International Computer Institute di Berkeley hanno realizzato un sistema definito a tutti gli effetti perfetto per porre fine ai messaggi spazzatura che intasano le nostre caselle di posta elettronica.
AL CONTRARIO – Le tecnologie attualmente in uso contro lo spam si basano per lo piu’ su un approccio difensivo. Si ricorre a filtri e liste nere con gli indirizzi o i termini piu’ utilizzati dagli spammer, in modo che i messaggi non desiderati vengano recapitati direttamente nel cestino. Ma gli spammer ne sanno sempre una piu’ del diavolo: per aggirare i filtri, mettono a punto programmi che generano automaticamente piccole variazioni nei messaggi inviati (una lettera mancante, immagini al posto del testo), in modo da ingannare i filtri e sottoporre alla nostra attenzione i loro presunti farmaci miracolosi e lavori da sogno. I ricercatori di Berkeley hanno cosi’ pensato di andare alla radice del problema, realizzando un super-filtro in grado di comprendere anche le piu’ piccole variazioni generate da questi programmi. Insomma, hanno impostato il problema al contrario, a partire da quel metodo che gli informatici definiscono reverse engineering (programmazione al contrario).
RISULTATI – Analizzando il modo in cui funziona uno di questi programmi utilizzati dagli spammer, i ricercatori di Berkeley sono riusciti a creare un sistema efficace al 100%. Tutte le possibili variazioni erano infatti state contemplate e nessun messaggio indesiderato e’ stato recapitato nell’Inbox. L’anti-spam di Berkeley si e’ dimostrato non solo impeccabile, ma anche accurato. I piu’ potenti filtri attualmente in uso spesso bloccano percentuali molto alte di spam, a costo pero’ di nasconderci anche alcuni messaggi desiderati, come ha rivelato una recente ricerca. Il sistema di Berkeley e’ in grado di aggirare anche questa debolezza: durante il primo test non ha prodotto nemmeno un falso positivo.
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