NONNI CIVICI
Nonno Vito è diventato una star del web. Successo meritato, anche se guadagnato con il gesto più semplice del mondo: aiutare la propria comunità, dare una mano alla propria città, mostrare come il senso civico non abbia età, dall’infanzia alla vecchia.
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LA STORIA DI VITO
Vito Cisternino è un muratore in pensione che vive in una città sporca, degradata, poco curata: parliamo di Brindisi, ma potremmo riferirci anche ad altre cittadine del Sud o alla stessa Roma. Senza dire nulla a nessuno, neanche in famiglia, e senza farsi pubblicità, nonno Vito si è messo nei panni di un dipendente del comune chiamato a curare la manutenzione di strade, parchi, marciapiedi, aiuole, della città.
E ogni giorno ha realizzato il suo pezzetto di lavoro urbano, tassello su tassello. Fino a quando la sua storia non è sfuggita ai gruppi di Facebook e finalmente è stata notata anche dall’amministrazione comunale di Brindisi. Sindaco e assessori hanno fiutato l’occasione per fare marketing e, zac, si sono messi a cavalcare la tigre nonno Vito. In modo piuttosto casareccio e scomposto, prima il sindaco, Riccardo Rossi, e poi l’assessore alla Legalità (che ancora non abbiamo capito a che cosa serva davvero…), Mauro Masiello, si sono mobilitati per ringraziare pubblicamente nonno Vito. E gli hanno anche offerto un rimborso spese per i lavori finora svolti: regalo superfluo che, ovviamente, il pensionato ha rifiutato. Ricordando che i suoi gesti e il suo lavoro non gli servono per arrotondare una magra pensione, ma per «essere e sentirsi utile».
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NONNI VOLONTARI
Invece di rincorrere in modo goffo questi personaggi, gli amministratori locali, come quelli di Brindisi, in tutta Italia, farebbero bene a studiare il caso di nonno Vito, per moltiplicarlo ovunque. Chiamiamoli nonni di comunità, nonni volontari, nonni d’aiuto: insomma, definiteli come vi pare, ma le persone anziane e pensionate potrebbero davvero rivoluzionare i servizi di manutenzione dei comuni. Soldi non ce ne sono, personale meno che mai, visti i tagli dei fondi e il blocco del turn over negli organici, e allora la cosa più semplice da fare è coinvolgere i nonni nelle attività da servizio pubblico dei comuni. Accompagnare i bambini agli asili, controllare l’ingresso e l’uscita nelle scuole, curare la manutenzione di strade, parchi, marciapiedi, sottopassi. Fare tutto ciò per cui esiste un comune, altro che etichetta di assessorato alla Legalità!
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NONNI DI COMUNITÀ
Questi nonni si potrebbero perfino formare per funzioni ad hoc, come sta facendo l’Auser della Lombardia con un centinaio di pensionati sparsi nelle regioni della Toscana, dell’Umbria, della Basilicata e della stessa Lombardia. Perché questa buona pratica amministrativa non può diventare comune a tutta Italia? Perché abbiamo sempre amministrazioni che cercano di non sprecare qualsiasi risorsa, innanzitutto umana, e altre che invece se ne fregano? Perché i nonni sono in campo, come volontari civici, a Parma e non a Messina?
Lasciamo a voi le risposte, e intanto ricordiamo che i pensionati chiamati a fare le attività di nonno Vito a Brindisi, non costano nulla alla collettività, e non hanno nulla da chiedere. Inoltre, a differenze dei lavoratori socialmente utili che ricevono un sussidio che rischia poi di diventare un’assistenza a vita, qui si tratta di pensionati che, essendo a costo zero, non andrebbero a rincorrere la panacea clientelare dell’assistenza. Ma farebbero solo un servizio a tutta la comunità. Gratis.
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