La moda dello spuntino: dov’è finito il cibo sano?

Mangiare con gli spuntini, l’ultima tendenza in fatto di cibo. Tredici milioni e 200mila italiani dichiarano di cibarsi più volte al giorno (archiviata la classica successione colazione-pranzo-cena) con assaggi di varia natura: frutta e yogurt, ma anche snack e merendine. Puntarellarossa lo scrive sul sito de Il Fatto Quotidiano. A diffondere i dati è un’indagine condotta da Coldiretti eCensis: il 26 per […]

Mangiare con gli spuntini, l’ultima tendenza in fatto di cibo. Tredici milioni e 200mila italiani dichiarano di cibarsi più volte al giorno (archiviata la classica successione colazione-pranzo-cena) con assaggi di varia natura: frutta e yogurt, ma anche snack e merendine. Puntarellarossa lo scrive sul sito de Il Fatto Quotidiano. A diffondere i dati è un’indagine condotta da Coldiretti eCensis: il 26 per cento di noi sostituisce i pasti tradizionali con i cosiddetti “spegnifame”. Il motivo? Il più delle volte è l’incubo della linea. Mangiare meno, mangiare poco. E intanto dieci italiani su cento, fra gli adulti, sono obesi. Qualcosa evidentemente non funziona. L’abitudine dello spuntino non dev’essere così sana come sembra.

Che le miniporzioni di verdura e i pacchetti di cracker integrali possano davvero sostituire un pasto sembra un’idea lontana dal reale, specialmente nel Bel Paese, in cui le tentazioni culinarie abbondano. E infatti, sempre tornando a Coldiretti, a quei 13 milioni di chi si proclama fan dello spuntino, si affiancano i 28 milioni di quelli che “saltuariamente” cedono alle merendine, alle chips, a ogni tipo di snack confezionati. Quasi una persona su due. E in questo caso il salto del pasto principale non è neppure contemplato. Che poi, lo diciamo tutti nelle chiacchiere al bar e soprattutto i dietologi non smettono di ripeterlo: un piatto di pasta al pomodoro che male fa? Fa bene, molto più del contenuto dei sacchettini che tiriamo fuori dalle macchinette nelle pause in ufficio, agli orari più improbabili. La dieta mediterranea, qui, rimane pura teoria.

Secondo l’indagine citata a frammentare le abitudini alimentari contribuisce in gran parte anche l’appuntamento con l’aperitivo che, dalla sua originaria patria meneghina, si è diffuso ormai dappertutto nel territorio nazionale. Anche questo fa a pugni con l’idea del mangiare sano. Come si fa a paragonare a uno spuntino il rito dell’happy hour, che prevede il fatto di riempirsi almeno un paio di volte un piattino ricolmo di assaggi di pietanze varie, condite con una quantità incalcolabile di olio e salse e innaffiato dall’immancabile drink alcolico?

Notizia di questi giorni è un progetto finanziato dall’Unione Europea: si chiama “Eatwell” e mette insieme 111 interventi a livello nazionale che incoraggiano diete basate su un’alimentazione salutistica, attraverso campagne di educazione e di informazione. Oltre al controllo delle etichette nutrizionali e della pubblicità, si parla anche di politiche più drastiche che potrebbero modificare l’offerta a disposizione dei consumatori. In altre parole, nei supermercati potremmo trovare alimenti salutari in grande quantità mentre i prodotti incriminati sarebbero meno disponibili e potrebbero anche costare di più. Regole che parte dei consumatori considera troppo intrusive, ma a queste condizioni – è chiaro – sarebbe più difficile giustificare le pause ipercaloriche mascherandole con l’alibi della dieta.

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