Nucleare: quasi mille persone lavorano, a libro paga della casse pubbliche, per spegnerlo. Da 25 anni. Nel 1987, infatti, un referendum sancì la decisa opposizione degli italiani al nucleare, e da allora, tra un ripensamento e l’altro, l’unica certezza è la crescita del carrozzone della società che si dovrebbe occupare dello smantellamento delle centrali presenti sul territorio.
LEGGI ANCHE: Scorie nucleari, allarme in Gran Bretagna Servono 80 miliardi per la bonifica dei siti
Alla Sogin, nata da una costola dell’Enel ma oggi di totale proprietà del ministero dell’Economia, lavorano 887 persone, 71 in più rispetto a due anni fa, con ottimi stipendi. Sicuramente troppe per una società che, tra l’altro, si avvale di ditte esterne per la parte operativa.
E chi paga il conto? Noi, con le nostre bollette energetiche, dove una specifica voce è riservata proprio allo smantellamento delle ex centrali. Fino a questo momento gli italiani hanno finanziato le attività della Sogin con un conto pari a 4 miliardi e 236 milioni di euro, e purtroppo non siamo ancora alla fine. Secondo i calcoli della Corte dei Conti, di questo passo l’uscita dal nucleare costerà oltre 15 miliardi di euro, l’uno per cento del pil, una somma pari all’ipotetica spesa per costruire dieci centrali.
PER SAPERNE DI PIU’: Energia rinnovabile, in Germania un intero comune con eolico, solare e biogas
Insomma: abbiamo eliminato una tecnologia, e allo stesso tempo abbiamo gonfiato gli stipendi di una società che in circa mezzo secolo dovrebbe portare a termine la missione.
Vuoi conoscere una selezione delle nostre notizie?
- Iscriviti alla nostra Newsletter cliccando qui;
- Siamo anche su Google News, attiva la stella per inserirci tra le fonti preferite;
- Seguici su Facebook, Instagram e Pinterest.