Le mani sui boschi, una legge assurda apre le porte all’assalto delle foreste

Abbiamo 21 leggi forestali regionali, ma quella nazionale risale al 1923. Con la scusa di aggiornarla si mette a rischio un intero patrimonio naturale. Senza distinguere boschi da produzione e boschi da conservazione.

nuova legge forestale nazionale

NUOVA LEGGE FORESTALE NAZIONALE

Sulla difesa dell’Ambiente continuiamo a sfornare leggi scritte con i piedi. Dopo le nuove norme, di fatto una tassa, per imporre gli eco-shopper ai consumatori, adesso arriva un decreto legislativo che potremmo intitolare Assalto ai boschi.

Come sapete, l’Italia è piena di boschi. Alcuni incolti, ma non per questo inutili o da eliminare, altri strategici per l’equilibrio del nostro territorio. Abbiamo 21 leggi forestali regionali, il solito delirio da federalismo del caos. E abbiamo una legge nazionale che risale al 1923, la legge Serpieri: questa scritta bene. Ma certamente da aggiornare dopo quasi un secolo.

In zona Cesarini, poco prima dello scioglimento delle Camere, la Commissione Ambiente ha approvato una nuova legge nazionale che deve essere emanata dal governo sotto forma di decreto legislativo. Con alcuni buchi neri molto sospetti. Primo: non si distingue, nel testo, il bosco che si può mettere in produzione da quello che invece va solo conservato come presidio naturale. Tutti i boschi diventano uguali. E ovunque si può passare con la motosega.

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LEGGE NAZIONALE SUI BOSCHI

Come mi ha fatto notare il professore Gianluca Piovesan, docente di Pianificazione ecologica del territorio e di Ecologia forestale, la mancanza di questa distinzione è anche una prova di pura ignoranza da parte dei parlamentari. Il bosco, infatti, è un sistema forestale autonomo, non ha bisogno della mano dell’uomo per vivere e sopravvivere. E non esiste alcuna relazione tra l’incendio e il fatto che il bosco non sia stato tagliato per produrre legna. Semmai esiste una relazione contraria: nei luoghi dove i boschi strategici sono stati eliminati, i rischi di dissesti idrogeologici, causati anche da particolari condizioni meteo, sono enormemente aumentati.

«Queste cose le ho dette in modo chiaro e tondo ai membri della Commissione, anche nella relazione che ho scritto. Ma evidentemente non interessavano…» mi ha detto il professore Piovesan. Ho il sospetto che questo scarso interesse sia legato all’idea di mettere le mani sui boschi sia per dare una mano all’industria del mobile (che soffre per le importazioni delle materie prime) sia per spingere il promettente settore delle energie a biomasse.

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CONFISCA DI UN BOSCO

Infine, nella legge c’è perfino un articolo che viola la Costituzione. In pratica viene riconosciuto alla regione il potere di confisca di un bosco, per procedere al taglio degli alberi, se il proprietario decide di lasciarlo incolto. La foresta in evoluzione, secondo il suo ciclo naturale, non è prevista. E sui boschi, grazie a questa sciagurata legge, bisogna mettere le mani.

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