OBAMA PIANO CLIMA –
Chi volesse avere una conferma di quanto abbiamo scritto a proposito del bluff dell’ultima Conferenza sul clima a Parigi, dovrebbe dare uno sguardo a quanto sta accadendo in America. Una sconfitta dopo l’altra per Barack Obama e per la sua politica ambientale, e un messaggio chiaro: le emissioni non si riducono, e pazienza per i problemi del surriscaldamento. Gli interessi delle lobby petrolifere vengono prima, e vanno tutelati.
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CORTE SUPREMA BLOCCA PIANO OBAMA –
L’ultima sconfitta di Obama risale a qualche giorno fa. La Corte suprema ha bocciato il piano del presidente per ridurre le emissioni di anidride carbonica del 32 per cento entro il 2030. I giudici americani hanno, di fatto, accolto il ricorso presentato da ben 24 stati degli Stati Uniti, generalmente controllati dai repubblicani (ma ce ne sono anche alcuni in mano ai democratici), schierati a favore degli interessi della grande industria e in particolare della lobby petrolifera.
FALLIMENTO ACCORDO DI PARIGI SUL CLIMA –
La Corte ha stabilito che il piano del presidente, annunciato in pompa magna già alla Conferenza sul clima di Parigi, non potrà essere applicato fino a quando non saranno risolte alcune controversie giuridiche con alcuni stati. Infatti, sono state proprio le aziende a fare ricorso alla Corte suprema per contestare gli impegni presi da Obama a Parigi.
Le conclusioni a questo punto sono due. La prima: il progetto di Obama non entrerà in vigore prima della scadenza del suo ultimo mandato, e il suo successore potrebbe anche cancellarlo in modo definitivo. Specie se sarà un rappresentante del partito repubblicano. La seconda: l’accordo di Parigi, con questa defezione americana, è ormai carta straccia. Come purtroppo avevamo previsto.
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