OCCUPAZIONE FEMMINILE AL SUD –
Nel giorno della festa delle donne il ministero del Lavoro ha comunicato i nuovi dati sull’occupazione in Italia. E non sono cattivi. Nel 2015 sono innanzitutto diminuiti i licenziamenti dell’8,4 per cento: sono stati 77.605 in meno rispetto al tetto di quasi 1 milione registrato nel 2014. Gli sgravi fiscali concessi alle aziende con il Jobs Act stanno iniziando a funzionare, anche se sono molto costosi per lo Stato e generosi per le aziende: 24.180 euro l’anno per ogni nuovo assunto a tempo indeterminato. Da qui il dato di 712.620 nuovi contratti a tempo indeterminato in più rispetto al 2014. Un passo avanti, sicuramente.
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DISOCCUPAZIONE FEMMINILE AL SUD –
In questo quadro ciò che resta ancora a tinte nere è proprio il lavoro femminile. In particolare al Sud: nelle regioni meridionali, infatti, lavorano soltanto 3 donne su 10, circa il 30 per cento. Uno spreco enorme di risorse, di opportunità, di crescita, e una grande ingiustizia sociale e sessuale. Su questo il governo dovrebbe concentrare gli sforzi, per dare uno scatto all’occupazione femminile nel Sud e almeno avvicinarla ai livelli delle regioni settentrionali.
DISCRIMINAZIONE FEMMINILE SUL LAVORO –
Continua anche la discriminazione delle donne nelle aziende. Nonostante le belle parole e i tanti impegni, anche di presunte quote rosa, presidenti e amministratori delegati delle società italiane quotate sono soltanto il 7 per cento del totale. E spesso la presenza delle donne nei consigli di amministrazione è accompagnata da una regola: non hanno deleghe. Eppure sono le donne che stanno muovendo una buona parte dell’economia, sostenendo i redditi familiari e aumentando il numero delle imprese, specie nel settore dell’agricoltura e del turismo. Ci vogliamo decidere a tenere conto di questa opportunità per il sistema Paese?
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