Ogyre: la piattaforma che paga i pescatori per recuperare la plastica finita in mare

Un progetto globale, portato avanti da due giovani imprenditori. Che amano il mare e l’ambiente. I vantaggi per i pescatori

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Spazzini del mare. Capaci di risolvere due sprechi: ridurre la plastica (e l’inquinamento in mare), con i relativi rifiuti; produrre nuovi oggetti, secondo i canoni dell’economia circolare. Antonio Augeri e Andrea Faldella hanno creato una startup, Ogyre, che gestisce una piattaforma per il recupero della plastica in mare, attraverso la collaborazione con i pescatori.

Come funziona la piattaforma Ogyre

I pescatori, ma anche singoli cittadini, possono iscriversi e ricevere un compenso cedendo la plastica raccolta durante la pesca. In un anno sono stati recuperati 100 mila chili di rifiuti di plastica, ma la piattaforma è globale, e quindi gli obiettivi sono molto ambiziosi. Un gruppo di pescatori in Brasile, per esempio, si è  iscritto e ha dedicato due giorni alla settimana a questa attività.

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Una volta recuperati, i rifiuti vengono poi lavorati e trasformati in oggetti (come per esempio borracce) o indumenti (specie costumi da bagno). Il vantaggio dei pescatori è duplice. Da un lato ricevono un compenso che si somma ai ricavi della giornata di pesca, dall’altro non hanno più il problema dello smaltimento dei rifiuti raccolti durante la pesca. Questi rifiuti, infatti, sono considerati speciali ed eliminarli ha un costo elevato, oltre che rappresentare un forte spreco di tempo per l’attività della pesca. Un motivo in più per lasciarli o buttarli a mare. Secondo uno studio dell’Ong The Ocean Cleanup più dei tre quarti dell’accumulo di plastica che inquina intere parti dell’oceano Pacifico proviene dall’industria della pesca. A partire da quella dei pescatori cinesi e giapponesi.

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Reti di nylon in mare

Le reti dei pescatori sono un importante fattore di inquinamento marino, specie nel Mar Mediterraneo. Ogni anno vengono disperse in mare circa 640 tonnellate di reti in nylon, molto complicate da decomporsi. Con le reti finiscono a mare anche altri strumenti di pesca. E il 40 per cento delle microplastiche degli oceani provengono da queste attività.

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Le immagini sono tratte dalla pagina Facebook di Ogyre

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