PAGAMENTI IN NERO IN ITALIA
Ci voleva un’arzilla vecchietta, una donna vivace di 75 anni, per fare scoprire in modo evidente, a tutti gli italiani, il volto oscuro dell’evasione fiscale diffusa. Quella con quale sbattiamo il muso tutti i giorni quando dobbiamo chiedere un lavoro, per esempio una riparazione in casa o in un’officina, o una prestazione di un libero professionista, dall’avvocato al medico. È il noto vizietto della ricevuta mancata. Si paga tutto in nero, magari con il miraggio di un piccolo taglio della spesa. La parola magica, in questi casi è la seguente: «Posso farle risparmiare qualcosa, se non mi chiede una ricevuta o una fattura….».
Pina Conrotto, piemontese tosta, ha fatto per quarant’anni la parrucchiera tra Riva e Chieri, e ogni volta che ha incassato i soldi ha sempre battuto lo scontrino. Dunque, pretende reciprocità quando è lei dalla parte del cliente. Non è andata così con un idraulico che le ha fatto alcuni lavori in casa: l’artigiano non solo non le ha presentato la fattura per il lavoro svolto, ma non le ha mostrato neanche le ricevute dei pezzi di ricambio acquistati per suo conto. Tutto doveva filare liscio come l’olio nella nuvola dei compensi in nero.
Ma donna Pina non ha accettato di piegare la testa, ha “sequestrato” per 40 minuti l’idraulico che poi ha denunciato la donna per sequestro di persona. Saranno i Carabinieri, e poi i magistrati, a stabilire chi ha ragione, e se effettivamente la signora Pina ha commesso un reato, tra l’altro piuttosto grave. A noi preme capire meglio, attraverso questa storia, il meccanismo perverso della pressione fiscale in Italia. Ispirata a questo principio: più le tasse sono complicate e più diventano ingiuste, perché meno si pagano.
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LAVORO IN NERO IN ITALIA
Pensate: mentre ogni governo in carica promette semplificazioni siamo passati da 300 a 350 codici tributari, e da 177 a oltre 200 milioni di documenti presentati. Nel frattempo esistono ancora tributi assurdi, come la tassa sulle paludi, che risale al 1904, quando ancora non si parlava di bonifiche. A fronte di questa montagna di carte richieste e di balzelli da pagare, soltanto lo 0,1 per cento della popolazione, meno di 400mila cittadini, dichiara di guadagnare 100mila euro l’anno, mentre la ricchezza finanziaria pro-capite degli italiani è ai massimi, con 70mila euro a testa di cash, titoli e azioni. I conti non tornano e il risultato è l’evasione di massa, che raccogli il partito numero uno in Italia per consensi.
Ovviamente non tutti gli idraulici, come non tutti gli artigiani e i professionisti, sono evasori. Ma certo il meccanismo del compenso non dichiarato è più facile da attuare nel perimetro del lavoro autonomo, piuttosto che nel lavoro dipendente, dove esistono solo automatismi. Come si spezza questo circolo vizioso? Creando un conflitto di interessi tra chi cede la prestazione e chi deve pagarla, come nel caso della signora Pina. Chi paga, con regolare ricevuta e\o fattura, può poi metterla in dichiarazione dei redditi e detrarla dalle tasse. Come avviene in gran parte dei paesi occidentali. Semplice, no? Semplicissimo: ma probabilmente non gradito al partito degli evasori.
QUANTO COSTA AGLI ITALIANI L’EVASIONE FISCALE:
- Tasse assurde, pazze e ingiuste. Uno spreco enorme di soldi e tempo
- Perché si devono pagare le tasse, e non possono farlo soltanto la metà dei cittadini
- Tasse locali, sono cresciute da 30 a 103 miliardi. E i servizi peggiorano
- Evasori fiscali: 30mila contribuenti italiani nascosti a San Marino. Con 33 miliardi di euro
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