Sono in tutto 140 uomini e donne (il 20 per cento), di età tra i 52 e i 78 anni, e condividono la terribile malattia del Parkinson, e un’imprevedibile ma efficace terapia sul campo: la boxe. A Firenze, in via Ammirato, grazie all’associazione “Un gancio al Parkinson”, presieduta dall’ortopedico Maurizio Bertone, è nata una palestra, unica in Italia, dove per due ore alla settimana i malati di Parkinson si possono allenare per curarsi.
Ovviamente alla “Training Lab” non ci sono incontri, ma tanti esercizi sportivi e tanta attività. Compresi i colpi con i guanti ai sacchi appesi al soffitto. Quanto basta a stimolare la dopamina, della quale i pazienti di Parkinson restano sprovvisti, e a ridurre lo stress ossidativo. Da qui i benefici a livello neuronale. “Come è più di un farmaco” commenta Bertoni. I movimenti della boxe, in particolare, contrastano alcuni sintomi specifici del Parkinson, come, per esempio, la perdita dell’equilibrio, l’andatura goffa, la postura curva e la rigidità muscolare. Inoltre colpire con i guantoni, seguendo i ritmi del corpo che accompagna i cazzotti, contribuisce a ritrovare l’appetito, a parlare meno lentamente, a sentirsi meno sole e depressi. In una parola: a curarsi.
L’esperienza di Firenze è stata importata in Italia da Bertone dopo un suo viaggio di lavoro negli Stati Uniti, dove a New York aveva visitato la mitica palestra “Glason Gym”, fondata a Brooklyn da un tassista italiano e diventata un tempio della boxe americana. Qui ogni settimana, accanto ai ring occupati dai campioni, si tengono lezioni riservate ai malati di Parkinson: un meccanismo che Bertone decide, con successo, di replicare a Firenze.
I risultati della palestra “Training Lab”, che sono monitorati ogni settimana, vengono scambiati e confrontati con l’università americana dell’Ohio e con la Harvard Medical School di Boston, per individuare gli esercizi che possono essere replicati dai pazienti anche a casa. In ogni caso, i risultati sono inequivocabili. La boxe non guarisce il Parkinson, e questo sarebbe impossibile, ma sicuramente rallenta il percorso della malattia, migliora le capacità motorie e le condizioni psicologiche e consente di ridurre i farmaci. Tutte cose che si traducono in una migliore qualità della vita, il traguardo più ambizioso per un malato di Parkinson.
La foto di copertina è tratta dalla pagina Facebook “Un gancio al Parkinson”.
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