Giustizia e sprechi: le parcelle d’oro degli amministratori giudiziari dei beni dei boss

Il governo vuole mettere ordine e ridurre le tariffe, ma i magistrati insorgono: sarà caos nei tribunali. Un solo amministratore giudiziario ha incassato parcelle per 1 milione e 800mila euro. Pensioni record dei giudici.

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PARCELLE AMMINISTRATORI GIUDIZIARI DEI BENI CONFISCATI –

Rischio paralisi: con queste parole la strana coppia di magistrati e amministratori giudiziari minaccia di bloccare i tribunali italiani. Il motivo? Un decreto del governo, firmato dal ministro Andrea Orlando che si è permesso, lesa maestà, di calmierare i compensi dei professionisti chiamati dai giudici ad amministrare, temporaneamente, le aziende sequestrate ai clan della malavita organizzata.

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SPRECO DEI BENI CONFISCATI IN ITALIA –

L’intervento di Orlando, ispirato a un minimo di buonsenso e di trasparenza, non è gradito perché mette le mani su una torta finora spartita senza alcun controllo, e rischia così di bloccare un carrozzone clientelare costruito, pezzo su pezzo, nel nome di una falsa lotta per la legalità. Un’inchiesta del Mattino, a firma di Andrea Bassi, ha dimostrato, cifre alla mano, l’enorme spreco che avvolge la nube dei beni sequestrati. Stiamo parlando di 8mila aziende confiscate (solo a Napoli sono 288), e di immobili per un valore complessivo di oltre 30 miliardi di euro. Soldi che potrebbero alleggerire i conti dello Stato se si procedesse, con tempestività e  regole chiare, a farlo fruttare o alla vendita di un autentico tesoretto sommerso. E invece si nominano gli amministratori, che incassano parcelle d’oro e accompagnano le imprese, anche le più sane, nel baratro del fallimento, ovvero a valore zero. Tutto a totale discrezione dei singoli tribunali, senza un criterio omogeneo, senza alcuna pubblicità, come in una qualsiasi una trattativa privata. Una procedura che se fosse adottata, nello stesso modo, da un normale amministratore pubblico finirebbe con un avviso di garanzia a suo carico, una denuncia della Corte dei Conti e un processo con relativa condanna.

Nessuno può sapere l’entità dell’assegno riconosciuto a ciascun amministratore giudiziario e soltanto grazie alle inchieste giornalistiche, per esempio, si è scoperto che quello nominato a Napoli per l’azienda Ragosta si è visto liquidare una parcella di 1 milione e 800mila euro. Lo stipendio di un super manager di una società quotata in Borsa o di una grande banca. L’anomalia non è sfuggita a Raffaele Cantone, responsabile dell’Autorità contro la corruzione, e anche per le sue pressioni finalmente il governo si è deciso a intervenire provando a mettere ordine nel caos governato dalla strana coppia di magistrati e amministratori giudiziari che spesso vediamo discettare insieme nei convegni balneari.

CLASSIFICHE SULLE PENSIONI DEGLI ITALIANI –

Un singolare gioco delle coincidenze ha voluto, infine, che la picaresca protesta nei tribunali arrivi nello stesso giorno in cui l’Inps comunica le classifiche sulle pensioni degli italiani. Indovinate quale categoria è in cima alla lista? I magistrati ovviamente, con 9.573 euro lordi mensili, ben 6mila euro in più della seconda classificata, quella del personale universitario. A una distanza siderale da 1milione e mezzo di pensionati che non arrivano a incassare un assegno di 500 euro al mese. A questo punto, auguriamoci solo che il ministro Orlando, e il premier Renzi, non si facciano intimidire dalle minacce dei loro interlocutori. La paralisi, che viene paventata, di fatto già esiste. E per qualsiasi cittadino è meglio una paralisi a sconto,  con il taglio delle parcelle, di una pagata a peso d’oro con i soldi dei poveri contribuenti. E con i mafiosi e i camorristi che si sfregano le mani vedendo come una piccola parte del loro patrimonio, una volta affidata allo Stato, finisce in malora.

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