Il nepotismo universitario, la folla di mogli, figli e nipoti, che riempiono le nostre aule, ha ricevuto un duro colpo all’ateneo di Genova. A stragrande maggioranza, infatti, il senato accademico ha votato (con un solo un voto contrario e un’astensione) una modifica del regolamento interno che prevede una regola chiara e semplice: moglie e marito non potranno più lavorare nello stesso dipartimento. “Abbiamo finalmente previsto dei paletti per un fenomeno di malcostume che screditava la nostra università”, dice il rettore Giacomo Deferrari.
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E in realtà l’università di Genova fino a ieri compariva al primo posto, tra gli atenei del Nord, nella classifica della Parentopoli universitaria, per la presenza nelle stesse aule di familiari stretti in cattedra. Un comportamento molto diffuso in Italia, come ha dimostrato una ricerca del professore Stefano Alesina, cervello fuggito a insegnare a Chicago. Dall’indagine di Alesina si ricava che tra gli oltre 61mila professori e ricercatori a tempo indeterminato nelle università italiane, ci sono ben 4.583 cognomi ripetuti due volte e 1.903 cognomi che compaiono tre volte. A questo punto auguriamoci che l’esempio di Genova sia seguito da altre università italiane. Avranno il coraggio?
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