Una vera patrimoniale occulta. Ogni giorno che passa, lo scenario è più chiaro: con l’ingorgo fiscale, la valanga di scadenze arrivate e in arrivo tra novembre e dicembre, gli italiani si ritroveranno nella condizione di avere subito il danno, una patrimoniale di fatto, e la beffa, la totale confusione sui pagamenti. In particolare, a proposito del danno: le tasse sono comunque aumentate, anche se cambiano nome continuamente e, vedi il caso dell’Imu, ci era stato detto che sarebbero diminuite. La beffa: alla maxi-stangata, nascosta tra le pieghe di mille provvedimenti dei quali alcuni sono ancora incerti, si accompagna l’assoluto caos fiscale.
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Una famiglia che non sia protetta dallo scudo di una forte liquidità, e non tutte le famiglie italiane sono in queste condizioni, non può neanche pianificare un’eventuale vacanza di Natale e perfino i regali da mettere sotto l’albero. Che spreco e che ingiustizia…
Al momento ci sono 28 scadenze da onorare, e i 93 Caf (Centri di assistenza fiscale), sparsi sul territorio nazionale, hanno alzato le mani: per orientarsi nel labirinto del caos fiscale, questa babele di tasse che entrano ed escono dal perimetro delle decisioni del governo, bisognerebbe consultare 4mila siti in pochi giorni. Assurdo. Così un italiano medio ancora non sa, con precisione, quando, come e dove dovrà presentarsi in ordine, e con i soldi in tasca, agli appuntamenti con il fisco. Caf con le mani alzate e commercialisti e ragionieri disperati, come i loro clienti.
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Soltanto nel 2013, in piena crisi dell’editoria, in Italia sono stati pubblicati ben 80 titoli sul fisco. In generale si tratta di manuali e studi per cercare di uscire dall’incubo del caos fiscale e delle scadenze a raffica, tutte concentrate negli stessi periodi dell’anno. A costi altissimi. Una piccola impresa, un bravo artigiano, con una srl di 12 dipendenti, per quest’anno pagherà un conto di circa 50mila euro per onorare le sue scadenze. Eccoci dunque al fine, non proprio lieto: stiamo subendo una vera patrimoniale, anche se nessuno ha avuto il coraggio di chiamarla con il nome giusto. E la stiamo subendo senza distinguere i più ricchi dai più poveri. Altro spreco, altra ingiustizia.
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