Sempre più violenti. In casa, in famiglia, nel branco con gli amici. In un libro disarmante e documentato scritto dal giornalista Cesare Fiumi ( La feroce gioventù, Dalai editore) sono descritti alcuni episodi di cronaca che sintetizzano un nuovo allarme per il Paese: la dilagante violenza giovanile. Il numero di minori entrati nelle comunità di recupero negli ultimi otto anni, in età media tra i 14 e i 17 anni, è raddoppiato, e Telefono Azzurro denuncia che il 13,8 per cento dei bambini riferisce di essere stato vittima di un episodio di bullismo da parte di un coetaneo. Intanto, nel chiuso delle famiglie italiane si consuma un omicidio ogni due giorni. Sono i ragazzi abbandonati, soli, davanti a un computer o ad una televisione, senza più la rete di protezione della famiglia, della scuola, della parrocchia. Il vuoto avanza, e alimenta frustrazione, violenza e aggressività. Fino alle storie, raccontate da Fiumi, del clochard che un branco di ragazzi voleva bruciare vivo o dei disabili umiliati e offesi. Lasciati soli i nostri ragazzi, senza punti di riferimento, senza una certezza condivisa di regole, si sfogano con l’alcol, come dimostra il fatto che oltre il 20 per cento dei minorenni ammette di avere mescolato drinks di alcolici fino a stordirsi. Oppure, peggio, attraversano come una striscia di sabbia il confine della violenza e diventano la terribile gioventù.
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