Perché fare sempre l’elemosina

Negarla soltanto a chi sfrutta i bambini epr suscitare la pietà delle persone. Le inutili multe ai mendicanti, tra l'altro mai incassate

perchè fare l'elemosina

PERCHÉ FARE L’ELEMOSINA

Il dilemma dell’elemosina, sì o no, farla o non farla, da sempre divide le persone. Ci sono i contrari a oltranza, anche per motivi ideologici (il marxismo era decisiamente contrario a un gesto che considerava una forma di sottomissione) o solo estetici (il mendicante non si presenta bene e può perfino infastidire), e quelli che invece giudicano questa mancia senza servizio, anche per motivi religiosi come vedremo, assolutamente indispensabile. Dico subito da quale parte mi schiero: sono favorevole all’elemosina, a ciò che rappresenta ben al di là del semplice gesto. E metto solo alcuni paletti, come mi hanno insegnato i francescani. Non regalo nulla quando ci sono i bambini che vengono sfruttati per catturare la pietà, e i centesimi di euro, delle persone. E non regalo nulla se ho la certezza che i miei soldi serviranno per acquistare alcol a un ubriacone. Questa è la mia scelta, anche se mi rendo conto dei problemi trascinati, per le amministrazioni comunali, dall’aumento dell’accattonaggio.

Non sono pochi i sindaci, specie nellle regioni del Nord, che hanno lanciato una nuova moda: colpire i mendicanti. Premesso che l’accattonaggio non fa piacere a nessuno, c’è qualcosa di perfino vile in questo atteggiamento, nel prendersela con gli ultimi degli ultimi. A colpi di multe (a Treviso si viaggia al ritmo di 50 a settimana) che tra l’altro non servono a nulla: che cosa volete che abbia da pagare un vero mendicante? Se poi chi chiede l’elemosina è un truffatore, allora non c’è bisogno di fare propaganda, pura demagogia, e annunciare ai cittadini che si colpiscono i medicanti: basta individuare e bloccare gli imbroglioni, che specie nei piccoli centri sono facilmente identificabili. Piuttosto, questi episodi ci riportano a una domanda interessante, da approfondire: È giusto o no fare l’elemosina? Come ci dobbiamo regolare con chi chiede con tanta mortificazione?

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ELEMOSINA SI O NO

Qualche volta, attraversando di fretta un marciapiede, uscendo da una chiesa, da un ristorante, da un bar, hai la sensazione di essere circondato da chi ti chiede aiuto, anche solo per un attimo, anche solo per un piccolo gesto. Un uomo o una donna che allungano una mano, un braccio, un piattino, un bicchiere di carta. Chiedono soldi, e dentro di te la domanda frulla in automatico. Bisogna fare o no l’elemosina? Voltare la faccia, magari infastiditi per la lunga fila dei questuanti giornalieri, oppure fermarsi un attimo, anzi: più di un attimo, e avere un gesto di attenzione per l’Altro, chiunque egli sia? Rispondere al bisogno estremo di un uomo e di una donna con un sì o con un no, perché in questo caso tertium non datur, una terza soluzione non esiste.

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COME COMPORTARSI CON CHI CHIEDE L’ELEMOSINA

Certo, risulta più facile aiutare chi si da da fare come due ragazzi africani che ho conosciuto ultimamente. Il primo, un ragazzo nigeriano, Samuel, pulisce, come se fosse uno spazzino, l’area di Viale Romania, una strada strategica della Capitale, dove si trovano, tra l’altro, il Comando Generale dei Carabinieri e l’università LUISS. Il secondo, Ibrahima, invece, arriva dal Senegal, e ramazza la zona di Via Veneto. In questi cosi è quasi semplice allungare il braccio e lasciare qualche moneta. Ma negli altri casi come ci si dovrebbe comportare?

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Lo scrittore Mauro Covacich ha raccontato sul Corriere della Sera il suo viaggio esistenziale attraverso l’interrogativo sull’elemosina. Gli anni del no, sempre e comunque, e poi gli anni, quelli attuali, del sì, quasi senza condizioni. In quanto Covacich si chiede se hanno ancora un valore alcune regole che giustificano il rifiuto: per esempio quella di non dare soldi ai bambini.

Le domande sono tutte legittime. Ma per le risposte bisogna partire dal valore dell’elemosina, e riconoscerlo, condividerlo. Un gesto talmente importante da essere riconosciuto e affermato, anche se con tonalità diverse da tutte le religioni monoteiste. Nel Cristianesimo la carità è una delle virtù teologali. Per gli islamici è uno dei cinque precetti scolpiti nel Corano e nella testa di tutti i fedeli, nessuno escluso. Per gli ebrei, la stessa etimologia della loro parola con la quale traducono l’elemosina, tzedakah, deriva da tzedek.

Per noi cattolici è stato recentemente Papa Francesco a dare una risposta secca, e molto chiara, a tutti i dubbi che possono sorgere a proposito dell’elemosina. Non solo invitandoci a non rinunciare a questo lampo di (micro)generosità, ma chiedendoci di abbinarlo a qualcosa di più forte. «L’elemosina si fa guardando negli occhi il povero, coinvolgendolo, e dimostrando così un’attenzione sincera nei suoi confronti. Altrimenti è solo autopromozione pubblica, come quella di certi farisei del Vangelo» ha detto Papa Francesco. D’altra parte tutti i Vangeli, ma anche la Bibbia, contengono un continuo inno, con relativo invito, all’elemosina, allo sguardo verso gli altri, all’attenzione per i più deboli e i più poveri. Senza se senza ma, sempre e comunque.

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FARE O NON FARE L’ELEMOSINA

E i non credenti? Per loro posso solo aggiungere che l’elemosina non è affatto un concetto esclusivo delle religioni: è pur sempre un gesto laicissimo di amore e di attenzione verso chiunque ha bisogno di aiuto. Mettiamola così: è un esercizio, molto pratico e concreto, che allena i muscoli, della mente, del cuore e del corpo, con i quali ci accorgiamo davvero degli altri, li sentiamo come se fossero noi stessi. Un esercizio che ci riporta mani e piedi nelle pozzanghere della realtà, da dove spesso ci illudiamo di uscire senza nemmeno uno schizzo sul pantalone ben stirato. A maggior ragione, quindi, l’elemosina va fatta guardando negli occhi, cercando anche solo attraverso un lampo chi si ha davvero di fronte. E come qualsiasi esercizio, anche l’elemosina deve avere qualche regola. Se hai la sensazione di dare i soldi a un finto accattone, puoi anche rifiutarti. Personalmente non regalo mai nulla a donne che organizzano il set della povertà con bambini al seguito: mi fa orrore la violenza che quei bambini subiscono (sono immagini e riti che non dimenticheranno mai) e mi attengo a quello che mi hanno suggerito i francescani durante un viaggio in Terra Santa. E se lo dicono loro, ci possiamo anche fidare.

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