Perché i gatti non obbediscono come i cani

Tutto nasce dalle origini: il cane è un animale sociale, abituato alla vita di gruppo e al comando; il gatto è solitario, geloso della sua autonomia. E difficilmente accetta ordini

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Chi ama un gatto è consapevole di una differenza fondamentale: non obbedisce ai comandi del padrone come il cane. Questo non ha nulla a che vedere con una presunta differenza di intelligenza, tutta da dimostrare, ma con altre cause, che invece sono dimostrate sul piano scientifico.

Le origini

Le origini dei due animali oggi da compagnia sono molto diverse, e ciò incide sulla loro relazione con l’uomo. I cani discendono dal lupo, un animale sociale che vive e caccia in branco e il comportamento è impostato per interagire con altri membri del gruppo, rispettare una gerarchia e lavorare insieme per raggiungere obiettivi comuni. Per migliaia di anni, i cani sono stati selezionati per svolgere compiti in collaborazione con gli esseri umani, come la caccia, la pastorizia e la guardia. Di conseguenza, i cani hanno sviluppato una predisposizione innata a rispondere ai comandi e a seguire il leader del branco (in questo caso, il proprietario umano). La loro socialità, il bisogno di fare parte di un gruppo e il desiderio di piacere al loro “capo” li rende più inclini ad obbedire e ad adattarsi alle richieste degli esseri umani. I gatti, al contrario, discendono da animali solitari, come il gatto selvatico africano, e non hanno mai dovuto lavorare in gruppo o seguire una gerarchia rigida. Il loro comportamento è stato modellato per la caccia solitaria, per l’indipendenza e per la sopravvivenza conquistata da soli.

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L’autonomia del gatto

Le diverse origini e la diversa evoluzione hanno fatto in modo che il gatto sia diventato famoso per la sua indipendenza, che si traduce innanzitutto in una scarsa predisposizione ad accettare il comando dell’uomo. Il gatto, a differenza del cane, non cerca il padrone, non lo insegue e decide in totale autonomia quando e se interagire con il proprietario. 

La differente psicologia

Il cane, per sua natura e per codici genetici, non solo tende a obbedire all’uomo, ma vuole assecondarlo, e lo fa con la massima disponibilità, al confine con la devozione. Il gatto è più egoista: è disponibile a rispondere alle sollecitazioni dell’uomo se ne ricava qualcosa di utile e di concreto. Altrimenti va per la sua strada, ignorando ciò che viene richiesto anche dal padrone.

I modi di comunicare

Anche nella comunicazione il cane è più generoso e più aperto alle sollecitazioni dell’uomo: usa tutto il corpo per parlare con il padrone. La coda, le orecchie, il busto. Il gatto tende a essere criptico, con segnali quasi sempre molto sottili, da interpretare, e persino le fusa non ci sono sempre, e non hanno una lettura univoca.

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L’addestramento

Sulla base dei fattori descritti si può concludere che il cane è naturalmente portato a essere addestrato, proprio per obbedire all’uomo in qualsiasi circostanza fosse necessario. Per i gatti l’addestramento potrebbe rivelarsi inutile, tempo sprecato. Ma questo non significa che il gatto non possa essere educato. Anzi. L’educazione lo aiuta a sviluppare le sue qualità e un gatto deve abituarsi a seguire alcuni comportamenti: fare i bisogni in un determinato luogo, mangiare allo stesso orario e con regolarità, andare a dormire a una certa ora, la stessa tutti i giorni.

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