I pescatori di frodo in Italia non conoscono confini. E cercano di occupare qualsiasi spazio, non solo a mare ma anche nelle zone fluviali che nel nostro Paese sono molto ricche di fauna e flora. In particolare il delta del Po, un’area che si estende per oltre 1.400 chilometri quadrati, è un territorio nel quale i bracconieri hanno un’ampia possibilità di azione. Con danni enormi sia per l’ambiente sia per i poveri consumatori dei pesci catturati in modo fraudolento.
PESCA DI FRODO
In questa zona la caccia di frodo ha origini antiche. Risale agli anni Sessanta, quando le famiglie più povere delle regioni attraversate dal Po si davano da fare con la pesca illegale di anguille. Poi questo fenomeno è rientrato ma la pesca di frodo è rimasta come attività illegale nella zona, controllata da bande di criminali. Italiani, romeni e spagnoli.
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PESCA DI FRODO DELTA DEL PO
In una sola notte un gruppo di pescatori di frodo può portare a casa fino a venti tonnellate di pesce: carpe, pesci gatto e siluri. Gli italiani non sono grandi consumatori di pesci di acqua dolce, ma il bottino della pesca di frodo sul delta del Po finisce, attraverso una rete capillare, sui mercati dei paesi dell’Est Europa, a partire dalla Romania, dove per esempio il siluro, che può raggiungere anche i due metri di lunghezza, è un pesce molto richiesto sul mercato locale.
DANNI DELLA PESCA DI FRODO
I danni del bracconaggio lungo il fiume sono enormi. Un intero ecosistema rischia di andare in tilt: la biomassa nel delta del Po negli ultimi dieci anni è diminuita del 30 per cento. La pesca di frodo porta inquinamento, in quanto utilizza storditori elettrici ricavati dalle batterie delle auto e scarica in acqua sostanze chimiche per poi raccogliere i pesci usando reti da traino. I danni per l’ecosistema sono devastanti. Infine, a correre molti rischi sono anche coloro che mangiano questi pesci. Si tratta di un pesce che, considerando il luogo dove si trova, ovvero il delta del Po, può essere molto inquinato.
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PESCA DI FRODO IN ITALIA
Le forze dell’ordine, a partire da Carabinieri e Forestale, fanno molta fatica a fermare la pesca di frodo. Ma una mano essenziale arriva da associazioni di volontari, che si autodefiniscono «cacciatori di pirati»: al tramonto indossano pesanti uniformi grigie, e partono con piccole barche per pattugliare il fiume. E fermare i criminali.
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