La micidiale pesca elettrica è vietata in diversi paesi del mondo, tra i quali le nazioni che fanno parte dell’Unione europea, compresa l’Italia. La legge, approvata in via definitiva dal Parlamento europeo già nel 2019, è di fatto entrata in vigore nel 2021. Eppure, nonostante le norme, ancora viene spesso praticata illegalmente, o anche legalmente, in grandi paesi come dall’Australia alla Cina, dal Brasile agli Stati Uniti.
La pesca elettrica implica l’uso di dispositivi che emettono impulsi elettrici nell’acqua, con l’obiettivo di stordire i pesci, senza danneggiarli gravemente. In genere, questi dispositivi consistono in barre o elettrodi che vengono immersi nell’acqua, da cui vengono inviati impulsi elettrici: i pesci, una volta storditi, sono più facili da catturare.
Ma quali sono i motivi che classificano la pesca elettrica come insostenibile e dannosa?
- Alterazione dell’habitat naturale. La pesca elettrica non ha un bersaglio unico, colpisce alla cieca e gli impulsi elettrici stordiscono anche altre specie marine inclusi invertebrati, crostacei e altre forme di vita che potrebbero non essere tra gli obiettivi della pesca. O magari sono vietati. Tutto questo può alterare l’equilibrio ecologico delle aree interessate.
- Una tortura per i pesci: la pesca elettrica causa stress e danni a lungo termine, influenzando la capacità dei pesci di riprodursi o di sopravvivere nel lungo periodo.
- Non è affatto una pesca selettiva, come si vuole far credere. Anzi. Secondo i calcoli della ong francese Bloom, tra il 50 e il 70 per cento dei pesci vengono scartati e rigettati a mare. Ormai morti.
- Le scosse elettriche possano causare danni a lungo termine ai sedimenti dei fondali e agli ecosistemi marini. Una sorta di fracking marino.
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