Sembra proprio un amore irresistibile, quello degli italiani, nei confronti della vecchia lira. Come dimostrano i dati della Banca d’Italia, il processo di conversione di banconote e monete dell’ultima serie in circolazione nel Paese, fino dell’introduzione dell’euro (1 gennaio 2002), si e’ rivelato molto piu’ lungo del previsto. Chi possiede contanti ? cartacei o metallici ? purche’ appartenenti all’emissione che ha avuto corso legale fino al 1 marzo 2002, puo’ convertirli, ma solo presso le filiali territoriali dell’istituto bancario centrale, fino al 29 febbraio 2012. Cambiarli, invece, nei normali istituti di credito, non e’ piu’ possibile, anche perche’ i dispositivi a raggi ultravioletti in grado di riconoscere l’autenticita’ delle lire sono stati messi in soffitta, sostituiti dai moderni sistemi cash-guardian, o sottoposti ad adattamenti tecnologici per adeguarli alla verifica delle banconote in euro.
Un’alternativa potrebbe essere quella di spendere le lire in quei negozi che, sul territorio italiano, accettano ancora il pagamento nella valuta nazionale dismessa (si veda l’articolo sotto), facendo attenzione a non liberarsi frettolosamente di banconote che potrebbero avere un interesse numismatico. Il mercato del commercio della moneta potrebbe essere infatti un terzo canale, anche qui con tutte le accortezze del caso (si veda l’articolo a fianco). Se si intende trasformare importi in lire superiori ai 1.550 euro, e’ utile sapere che la Banca d’Italia garantisce il cambio in euro solo previa presentazione delle proprie generalita’.
Una volta “rientrate”, le banconote in lire, dopo essere state annullate, sono distrutte, mediante triturazione, nello stabilimento sulla via Tuscolana, a Roma, nello stesso luogo dove erano state stampate.
Secondo Bankitalia, il 31 agosto 2009, risultavano essere ancora in circolazione ben 311 milioni di banconote in lire, per un valore corrispondente a oltre 2.600 miliardi, quasi 1,3 miliardi di euro. Se, inoltre, e’ vero che, in poco piu’ di un anno, tra il 28 dicembre 2001 e il 31 dicembre 2002, il valore complessivo dei biglietti cartacei ancora circolanti, e’ passato, da oltre 126mila miliardi di lire, a 4.216 miliardi, e’ altrettanto evidente che, dal 31 dicembre 2002 ad oggi, la corsa alla conversione e’ perentoriamente rallentata. In quasi sette anni, infatti, ossia dal 31 dicembre 2002 al 31 agosto 2009, il volume circolante si e’ ridotto soltanto di 1,6 volte, mentre, dopo un anno di vita dell’euro, dal 28 dicembre 2001 al 31 dicembre 2002, si era contratto di ben 30 volte rispetto alla base monetaria iniziale.
Ma quali sono le ragioni di questo “attaccamento”? Nei fatidici giorni dell’euro-changeover, era logico attendersi che, a stretto giro, i cittadini si affrettassero a trasformare anche i residui dell’ormai tramontata divisa nazionale, e non rientrasse solo un fisiologico stock di biglietti e spiccioli, soprattutto di modesto valore nominale. Considerato l’alone di riservatezza che aleggia attorno al possesso privato di denaro, e’ arduo comprendere i motivi di una tale consistenza finanziaria ancora in circolazione. Una prima spiegazione e’ legata al diffuso costume che consiste nel trattenere qualche biglietto di una moneta, la lira, che nell’immaginario collettivo degli italiani si associa ad un doppio sentimento, nostalgia per una valuta consegnata alla storia e rimpianto per un sistema valutario che, dopo l’effetto-shock dell’euro, si ritiene legato a un maggior potere d’acquisto.
Cio’ potrebbe essere testimoniato dal fatto che, fra tutti i tagli di banconote in lire ancora circolanti, la maggior parte riguarda biglietti da 1.000 lire, dei quali non sono rientrati 197 milioni di pezzi. Ma sono ancora in circolazione anche 300mila banconote da 500mila lire, raramente conservate come souvenir del passato, ne’ completamente assorbite dal mercato dei collezionisti.
Per questo c’e’ chi esamina altre ipotesi. Un elemento che incide sul mancato ritiro di un volume cosi’ ingente di valuta, potrebbe essere la presenza, in cassette di sicurezza in Italia e all’estero, oppure in depositi privati, di ragguardevoli somme in vecchie lire legate a fondi neri, che non e’ stato piu’ possibile convertire dopo l’entrata in vigore dell’euro. C’e’ da dire che, la Banca d’Italia, continua a ricevere dai cittadini, ogni settimana, dagli 1,3 agli 1,5 miliardi di vecchie lire, ma e’ probabile che, il 29 febbraio 2012, una quota non indifferente del gregge, resti fuori dall’ovile.
I NUMERI 311 Milioni
Secondo la Banca d’Italia e’ la quantita’ di pezzi in lire non ancora rientrati a fine agosto 2009 dopo l’introduzione dell’euro. Si tratta in particolare di tagli da 1.000 lire (197,5 milioni), seguiti dalle 10mila (40,6), dalle 5mila (30,9) e dalle 2mila (21,6)
1,3 Miliardi di euro
il controvalore nominale in euro delle banconote in lire circolanti (oltre 2.600 miliardi di lire)
1.550 Euro
Tetto entro il quale il cambio delle vecchie lire presso le sedi della Banca d’Italia puo’ avvenire senza particolari formalita’. Oltre questa soglia occorre presentare un documento di identita’
350 Negozi
Sono i negozi di numismatica presenti in Italia ai quali ci si puo’ rivolgere per una valutazione delle vecchie banconote
0000001 Numero di serie
Le banconote con un numero di serie basso (fino a 0000100) sono quelle che possono avere un valore numismatico piu’ elevato
586685 Esempio radar
Anche le banconote chiamate palindrome o radar (numero di serie identico da destra e sinistra) hanno un buon valore di mercato. Buona quotazione anche per quelle con una regolare sequenza numerica (per esempio, 234567)
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