Plastica in mare: presto avremo più rifiuti che pesci

Aumentano la produzione e i rifiuti, dei quali sono una piccola parte vengono riciclati. Ogni cittadino dei paesi dell’Unione europea, in media, produce 36,1 chilogrammi di spazzatura di plastica all’anno

MARI INQUINATI PLASTICA

Aumentano a ritmi vertiginosi la produzione e i rifiuti di plastica, specie a mare. Nonostante le grida d’allarme manzoniane, nonostante i tanti proclami e le promesse di cartapesta di governi e amministrazioni pubbliche, la realtà è una sola: l’inquinamento della plastica sta crescendo. E non si fermano i tre fenomeni che ne sono alla base:  crescita della produzione, bassa percentuale di riciclo, smaltimento scorretto.

Continua così un’avanzata iniziata con la scoperta del polimero per creare questa materia. La progressione è impressionante. Negli anni Cinquanta, quando la tecnologia non aveva ancora impresso un’accelerazione  alla trasformazione del polimero, la produzione mondiale era di circa 2 milioni di tonnellate all’anno. Oggi siamo attorno ai 400 milioni di tonnellate, e secondo alcune stime, nel 2050 la produzione globale di plastica potrebbe raggiungere circa 1.1 miliardi di tonnellate all’anno. Questo dato si basa sull’attuale tendenza di crescita, che vede un aumento continuo della domanda di plastica, principalmente a causa della sua versatilità e dei costi relativamente bassi. L’aumento è alimentato da vari settori come l’imballaggio, la costruzione, l’industria meccanica e automobilistica in particolare, e la tecnologia.

Quanta di questa platica viene riciclata? Non più del 9 per cento. Il resto finisce in discarica o viene incenerita con tutti idanni che questo comporta, mentre una parte significativa non viene nemmeno raccolta o gestita correttamente e finisce nelle acque degli oceani.

Il terzo anello di questa micidiale e autodistruttiva catena di errori siamo noi, con i nostri gesti quotidiani. Continuiamo a gettare rifiuti di plastica ovunque, specie a mare. Entro il 2050, quando ci sarà il picco della produzione di plastica nel mondo, avremo anche il sorpasso a mare, dove ci saranno più residui di  plastica che pesci. Da un’indagine sulle spiagge italiane, è emerso che ogni 100 metri di litorale ci sono 670 rifiuti, e questi l’84 per cento sono di tipo plastico. Incredibilmente, la concentrazione di plastica nelle nostre acque è, in proporzione, superiore perfino a quella dell’Oceano Pacifico, dove galleggia indisturbata la Great Pacific Garbage Patch, la gigantesca isola fatta solo di rifiuti.

D’altra parte, anche in paesi avanzati, come le nazioni dell’Unione europea, i dati ci dicono che aumentano i rifiuti della plastica e non cresce in modo significativo il suo riciclo. Le ultime statistiche diffuse da Eurostat dicono che ogni cittadino dell’Unione europea, italiani compresi, produce 36,1 chilogrammi di rifiuti di plastica all’anno, e di questi solo 14,7 vengono riciclati (un dato comunque più alto rispetto alla media globale). La conclusione è che in un solo anno, tra il 2020 e il 2021, i volumi dei rifiuti di plastica sono aumentati del 29 per cento in Europa.

 Che cosa possiamo fare per fermare la catastrofe? La prima cosa è non fidarci di promesse e proclami, ma piuttosto muoverci in prima persona e con azioni precise. La plastica va fermata a monte: nei consumi, negli acquisti e negli stili di vita. Evitiamola, dunque, ogni volta che sia possibile. E ricordiamo che non esistono oggetti di plastica a insostituibili. E’ solo un problema di cattive abitudini e di automatismi. Quando entriamo in un supermercato, per esempio, tra un prodotto confezionato nella plastica e un altro, della stessa specie, non confezionato oppure inserito in un contenitore che non sia plastica, scegliamo sempre e comunque il secondo.

In secondo luogo dobbiamo premere, a qualsiasi livello, per favore, con leggi semplice ma efficaci, le alternative alla plastica. Chi non la usa va premiato, chi invece non riesce a liberarsene deve pagare un extra in termini di tasse: un meccanismo semplice. Infine, diamo una mano anche a tutti coloro, associazioni e singoli cittadini, che lavorano con passione e generosità per fermare la plastica. Il tam-tam, anche attraverso la piattaforma del web, farà crescere e moltiplicare queste iniziative. Ed è ciò che serve.

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