Plastica negli oceani: se ne scarica un tir al minuto

I frammenti potrebbero triplicare in pochi anni. E intanto l'aumento della produzione di plastica non si ferma

rifiuti di plastica negli oceani

PLASTICA NEGLI OCEANI

Gli scienziati confermano ciò che la comunità di “Non sprecare” sostiene da molto tempo: la plastica avanza nei mari di tutto il mondo in modo scandaloso. E nonostante i tanti appelli a ridurne l’uso e l’abuso. In particolare, alcuni esperti hanno dimostrato in modo inconfutabile che dal 2000 i rifiuti a base di plastica nell’Oceano Atlantico sono triplicati. Uno spreco enorme, per la qualità della vita e per il benessere di tutti.

Grazie ai dati rilevati per mezzo dei “registratori continui di plancton (RCP)”, installati a rimorchio di grandi navi che hanno attraversato gli oceani dal 2000 a oggi, un gruppo di ricercatori di Plymouth (UK) ha verificato come grossi oggetti di plastica siano rimasti impigliati circa tre volte più spesso rispetto ai decenni precedenti. E questo solo per ciò che riguarda le macro-plastiche (oggetti di plastica di grandi dimensioni). La situazione delle micro-plastiche (dai piccoli oggetti fino agli elementi “polverizzati”) è, purtroppo, ancora peggiore.

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MICROPLASTICHE NEGLI OCEANI

La quantità di rifiuti di plastica che vengono scaricati ogni anno nei nostri mari è pari a 18 milioni di tonnellate, ovvero un tir al minuto. Il 90 per cento di questa plastica arriva dai fiumi, da dove dovrebbero partire i progetti e le barriere antinquinamento. Anche le microplastiche a mare stanno aumentando in modo vertiginoso. Secondo una ricerca pubblicata su Plos One, nei nostri mari ci sono 170.000 miliardi di frammenti di plastica. E saranno il triplo entro il 2040.

OCEANI DI SPAZZATURA

Sono stati rinvenuti maggiori quantitativi di plastiche nelle aree degli oceani più battute dalle rotte navali. Impressionante, ad esempio, il numero di reti da pesca trovate nel Nord dell’Atlantico e nel Mare del Nord. Quest’ultimo è riccamente popolato da fauna marina, quali pesci, volatili e cetacei che rischiano quotidianamente di rimanere impigliati nei rifiuti di plastica o di scambiarli per cibo. È dimostrato, ad esempio, che le tartarughe non siano in grado di distinguere tra le buste di plastica e le meduse (fondamentali per la loro dieta). Una vera e propria trappola per una delle creature universalmente più amate da grandi e piccini. Le buste di plastica, una volta ingerite, causano occlusioni interne letali. E c’è un altro fenomeno preoccupante e poco conosciuto, il micro-inquinamento presente nelle carni dei pesci che mangiamo. Con effetti sulla salute dell’uomo ancora tutti da verificare.

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ISOLE DI PLASTICA NEGLI OCEANI

Gli oceani ospitano inoltre, al loro interno, cinque “punti di raccolta naturali”, denominati vortici maggiori, dentro i quali si depositano e affondano migliaia di tonnellate di plastica; due vortici si trovano nell’Oceano Atlantico, due nel Pacifico e uno nell’Oceano Indiano. I vortici accumulano oggetti di tutti i tipi: buste, bottiglie, imballaggi. Il solo vortice del Nord Pacifico contiene sei chili di plastica per ogni chilo di plancton. Un dramma per i nostri ecosistemi.

La plastica è il materiale che, da diversi decenni, domina la modernità, basti pensare alle bottigliette prodotte da alcune tra le più celebri multinazionali di bibite e agli imballaggi comunemente utilizzati. Secondo alcune stime, nel solo 2016 sarebbero stati venduti 480 miliardi di bottigliette di plastica, un dato che non può lasciare indifferenti. Ecco perché, in molte parti del mondo, si sta cercando di correre ai ripari, garantendo ad esempio punti di distribuzione di acqua potabile che incentivino al riutilizzo di contenitori in vetro.

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PRODUZIONE DI PLASTICA IN AUMENTO

L’inquinamento dei mari con i rifiuti di plastica è legato anche a un costante aumento della produzione di questo materiale. Nel Duemila la produzione di plastica globale era pari a 220 milioni di tonnellate; nel 2021 siamo già arrivati a 430 milioni di tonnellate. Il doppio. Con una percentuale di riciclo che non arriva al 10 per cento.

PLASTICA NEGLI OCEANI: OCEAN CLEANUP

Il progetto più interessante per ridurre la plastica negli oceani è sicuramente quello della onlus olandese Cleanup, creata da Boyan Slat. Il progetto vede la realizzazione di enormi barriere attraverso le quali i rifiuti di plastica vengono prima bloccati e poi raccolti. Dopo il mare, le barriere sono state costruite anche alle foci dei fiumi da dove arriva la plastica. E i risultati sono più che soddisfacenti.

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LE STORIE DI CHI SI IMPEGNA PER SALVARE I NOSTRI MARI:

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