POLITICA E CORRUZIONE
Complimenti all’assessore milanese Pierfrancesco Maran: abbiamo scoperto che non ruba. Grazie all’inchiesta sul nuovo stadio di Roma (dove invece hanno già rubato in tanti, prima ancora che i lavori fossero iniziati) è venuta fuori la storia dell’approccio alla romana da parte del palazzinaro Luca Parnasi all’assessore all’Urbanistica di Milano.
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ONESTÀ IN POLITICA
Parnasi pensava di fare ciò che abbiamo visto in tante inchieste della magistratura, a proposito della corruzione politica: comprare la benevolenza di Maran regalandogli a un prezzo di super favore una bella casa a Milano. Più o meno quanto accaduto all’ex ministro Claudio Scajola, proprietario di una casa di fronte al Colosseo “a sua insaputa”. Maran ha risposto semplicemente con un «no, grazie», e una volta venuta fuori la storia è diventato un piccolo eroe del web. Il politico che riesce a rifiutare la mazzetta, il politico che dimostrando che non siamo tutti ladri, riscatta, almeno per qualche ora, la dignità della politica, mai così bassa.
Fatti i complenti, resta una domanda: Veramente siamo arrivati al punto che, di fronte a un assessore comunale capace di non rubare, restiamo tutti piacevolmente sorpresi? Lo stesso Maran, rispondendo sul suo Facebook ai tanti messaggi di complimenti, ha ricordato che non rubare, per chi fa politica, dovrebbe essere «la normalità». E rubare l’eccezione. Purtroppo in Italia abbiamo rovesciato il paradigma, e anche per effetto di una generale e diffusa impunità rubare è diventato più conveniente. Specie per chi fa politica, e ha un basso stipendio, come nel caso di un assessore comunale, e un alto potere decisionale, visto che le licenze edilizie passano per la sua firma.
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CORRUZIONE STADIO DELLA ROMA
Rovesciare il paradigma aiuta a dare un quadro di che cosa è diventata oggi la corruzione in Italia. Peggio e più di prima. L’unico segnale positivo, a leggere la relazione annuale del presidente dell’Autorità anticorruzione, Raffaele Cantone, è l’aumento del numero delle segnalazioni. Nel 2017 sono state, a proposito di appalti pubblici sospetti, 5.190, oltre mille in più rispetto al 2016. E sicuramente la catena perversa della mazzetta si può spezzare soltanto se qualcuno parla, e se poi si riescono a fare indagini efficaci, senza la caccia alle streghe e senza però insabbiare nulla.
In realtà la corruzione ha un volume di affari molto elevato, riguarda circa 1 appalto su 3. E il 17 per cento degli sprechi della spesa pubblica si riferiscono proprio alle mazzette: mancano i soldi per il reddito di cittadinanza o per abbassare le tasse, anche perché se ne rubano troppi nella sfera pubblica.
L’assessore Maran, nel richiamare l’onestà come valore «normale» della politica, ci ricorda anche altre cose. Innanzitutto chi ruba, mentre esercita un mandato politico, è un traditore. Tradisce il paese, con i danni abbiamo accennato; tradisce i suoi elettori; tradisce sé stesso.
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TANGENTI IN POLITICA
Qualche volta, in questo clima di assuefazione alla mazzetta, sentiamo dire: «Rubino pure, ma almeno facciano le cose…». Come se riuscire a realizzare un programma politico incorpori anche il dazio di una tangente. Opinione falsa, quanto pericolosa, in quanto sposta la «normalità» dall’onestà alla corruzione.
Infine, e anche per questo Maran è diventato un piccolo eroe del web, siamo arrivati al punto che la corruzione, come altri reati della stessa intensità e con gli stessi effetti, pensiamo all’abusivismo o all’evasione fiscale, altro non è che un comportamento di massa. Qualcosa che ha coinvolto, e coinvolge ogni giorno, tanti, troppi italiani. Abbiamo bisogno come l’aria di riscoprire i benefici dell’onestà, e di recuperarlo come valore, come bene assoluto, antidoto unico e potente contro la corruzione, male assoluto.
(L’immagine di copertina è tratta dalla pagina Facebook dell’assessore Pierfrancesco Maran)
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