Polymeer: il progetto dell’Università di Perugia per ricavare la bioplastica dalle trebbie

Dagli scarti della produzione di birra, una bioplastica con molte qualità Innanzitutto riciclabile e biodegradabile

Polymeer

Sono due donne, entrambe italiane, docenti presso l’università di Perugia, che potrebbero dare una svolta alle ricerche nel settore delle bioplastiche: Ombretta Marconi, del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Alimentari e direttrice del Centro di ricerca per l’eccellenza della birra (Cerb); e Assunta Marrocchi, del Dipartimento di Chimica, Biologia e Biotecnologie.

Il progetto si chiama Polymeer e ha come obiettivo la riduzione e la sostituzione della plastica, altamente inquinante, con nuovi materiali, biodegradabili e riciclabili, ricavati dalle trebbie, i residui nella produzione della birra. I materiali potrebbero avere diverse utilizzazioni. Innanzitutto negli imballaggi, andando a sostituire completamente la plastica, e poi in agricoltura per proteggere le piante dalla luce del sole e allo stesso tempo, degradandosi nel terreno, fornendo nutrienti alle coltivazioni. Poi ci sono altri settori industriali che potrebbero servirsi dei nuovi materiali, dal tessile all’automotive.
Polymeer ha avuto un finanziamento importante di 4,8 milioni di euro, proprio per le prospettive e le speranze che apre. Basti pensare che ogni anno nel mondo si producono 40 milioni di tonnellate di trebbie, oggi rifiuti sprecati, dei quali 8 milioni solo in Europa. Con questo progetto sarebbero completamente recuperate e riutilizzate in chiave di sostenibilità e di economia circolare.

Foto di copertina tratta dal sito dell’Università di Perugia

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