Poveri a Torino: ormai sono il 20 per cento della popolazione

In un solo Centro della Caritas oltre 200 persone al giorno in fila per avere qualche aiuto, e non solo alimentare. Il vescovo Nosiglia: «Non possiamo chiudere gli occhi e delegare tutto alla Chiesa. Serve il reddito minimo di inclusione».

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POVERI A TORINO –

Quando si parla di nuova povertà in Italia, si pensa di solito alle città , piccole e grandi, delle regioni meridionali. Non è così. Da Torino, dove soffiano i venti della Grande Crisi ma dove l’apparato produttivo è ancora molto solido, arriva un pesante grido d’allarme. A lanciarlo ci ha pensato la Caritas, con alcuni dati: su una popolazione di circa 1,5 milioni di abitanti, nell’intera area metropolitana, si contano il 14,1 per cento di persone povere e il 6 per cento in povertà estrema. In tutto siamo al 20 per cento dell’intera popolazione.

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POVERTÀ A TORINO –

La povertà ha diverse facce . Ci sono i casi estremi, e in un solo giorno nel Centro Caritas di Corso Mortara si sono presentati in 220 per chiedere aiuti di varia natura. E in tutto il Piemonte, nel 2015, la Caritas attraverso i centri di ascolto ha erogato oltre 1 milione di euro per tamponare le situazioni più gravi. Poi ci sono i rischi di graduale impoverimento, e qui parliamo del 22 per cento delle famiglie che vivono con un reddito inferiore a 1.200 euro netti al mese.

COME AIUTARE I POVERI –

Che fare? «I poveri assoluti sono invisibili, passi vicino e fingi di non vederli. Invece sono dei cittadini con dei diritti che non vengono riconosciuti» dice Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino. E aggiunge: «Tutta la società deve acquistare una nuova mentalità, capire che ciascuno si deve impegnare e non delegare al volontariato, ai servizi sociali. La Chiesa si impegna, ma da sola non può farcela». Secondo Nosiglia serve un reddito di inclusione, una proposta che questo sito condivide in pieno.

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