La povertà energetica è facile da definire: riguarda le persone che non riescono a pagare le bollette, innanzitutto della luce. Famiglie che non hanno accesso ai servizi energetici minimi per il riscaldamento, il raffreddamento, l’illuminazione, le attività domestiche in cucina. Il fenomeno, purtroppo, è in crescita per due fattori convergenti: da un lato l’aumento esponenziale delle bollette nel corso degli ultimi anni, dall’altro versante l’appiattimento dei redditi che sta impoverendo il ceto medio. Un solo dato fotografa il movimento delle bollette: rispetto agli anni della pandemia, le bollette dell’elettricità sono aumentate del 225 per cento, quelle del gas del 460 per cento. Nello stesso periodo il livello medio di stipendi e salari è diminuito.
In Italia è stato istituito un Osservatorio italiano sulla povertà energetica (OIPE) che, elaborando i dati di fonte Istat, ha tirato le somme: nel nostro Paese ci sono due milioni di famiglie che non riescono a pagare le bollette di luce e gas. E questo nonostante i bonus che vengono garantiti alle fasce più deboli della popolazione. La povertà energetica in Italia non è uguale dappertutto, ma si concentra in particolare nelle regioni meridionali. In Campania, Calabria e Sicilia, una quota della popolazione compresa tra il 13 e il 22 per cento non riesce a pagare le bollette delle forniture energetiche.
Anche in Europa esiste un Osservatorio dedicato specificamente alla misurazione della povertà energetica. E gli ultimi dati dicono che nei paesi della Ue una persona su dieci non è in grado di fare fronte ai costi per le forniture di luce e gas; 57 milioni di persone non possono riscaldare le case durante l’inverno; 104 milioni di persone non possono rinfrescare le case in estate con impianti di raffreddamento; 52 milioni di cittadini europei pagano le bollette di luce e gas in ritardo.
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