Presepi artigianali (foto): ecco i più belli d’Italia. Regione per regione

Una straordinaria mostra al Quirinale espone le Natività proposte da artisti di tutte le regioni italiane. Il presepe è un simbolo di identità, ma anche di diversità e di ricchezza creativa del nostro Paese. Lavori di altissimo artigianato.

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PRESEPI REGIONALI –

Un simbolo di identità. Ma anche di diversità tra stili artistici, uso dei materiali, vocazione del territorio, declinazioni narrative. Anime e persone di luoghi così tipici, come le regioni italiane. La mostra al Quirinale Presepi d’Italia, piccola ma di grande intensità, racchiude attorno a una delle più popolari iconografie religiose, la contaminazione creativa di un Paese. Dove, ricordiamolo, nell’epoca risorgimentale il federalismo regionale è stata una delle opzioni, poi sconfitta, per costruire l’unità nazionale. E oggi sono ancora le regioni a tracciare quella differenza che, se non sfocia nello sterile localismo, è in grado di rendere unica l’Italia.

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PRESEPI D’ITALIA: LA MOSTRA AL QUIRINALE –

Ecco così il presepe abruzzese, un tronco di olmo scolpito da Piero Boschetti, che condensa il carattere solido, compatto di un popolo. La Basilicata, con uno scenario del maestro artigiano Mario D’Addiego, che ricalca i Sassi di Matera, e ci consegna una Sacra Famiglia protetta dalla gente comune, dal calore di uomini e donne capaci di esprimere un forte senso di comunità, anche nelle loro vite semplici, talvolta poverissime. La Calabria, un presepe mistico, firmato dal reverendo Antonio Rotondo, con squarci di colore che rimandano al giallo dell’impressionismo vangoghiano. E la Campania, dove gli artisti Biagio Ruscigno e Guglielmo Muoio del Centro Antico di San Gregorio Armeno, hanno scelto la metafora del rudere di un tempio dell’età romana, segno di una porosa decadenza, anche fisica, per ambientare l’arrivo dei re Magi. L’opera è tratta da una libera interpretazione di un bozzetto settecentesco in terracotta, firmato dall’architetto Domenico Padiglione, nel quale la ricchezza traspare solo dagli accessori. A partire dagli abiti dei re Magi, in seta di San Leucio, marchio di un regno all’apice del suo splendore. Non c’è la stalla, non c’è la grotta: ma quei resti di un tempio in rovina ci ricordano, con un tocco poetico, l’afflizione di un pezzo d’Italia.

Il presepe è anche storia. Dovrebbero capirlo, con un minimo di umiltà intellettuale, coloro che ancora pensano di nasconderlo, come un simbolo che rimanda in modo netto solo e soltanto a un’identità religiosa. Certo: l’origine di questa tradizione italiana risale nientemeno che a San Francesco d’Assisi, dunque ha un dna radicato nelle pagine dei Vangeli. Ma la sua rappresentazione popolare lo rende anche un’immagine, se volete un repertorio, della storia di una popolazione. Le statuine di terracotta policroma del presepe dell’Emilia Romagna, realizzate da diversi artisti tra il  Seicento e l’Ottocento, rendono proprio l’idea di un filo rosso che, attraverso il presepe, lega la storia degli uomini e delle donne nel corso dei secoli. Come l’essenziale mosaico del presepe del Friuli Venezia Giulia, qui la firma è dell’artista Lorenzo Boemo, con le tracce dell’iconografia bizantina tanto radicata nei cromosomi di questa regione. O come l’immaginaria scena del presepe del Lazio, in ferro smaltato e vetro, nel quale Enza e Giuseppe Salamone mettono insieme San Francesco e Gesù Bambino. La sintesi della Chiesa cattolica, apostolica e romana.

PRESEPI ARTISTICI E POPOLARI –

Il presepe è alto artigianato, intaglio finissimo, come nel caso della sinuosa rappresentazione della Liguria, opera dell’artista settecentesco Pasquale Navone, dove la veste della Madonna è impreziosita da collari in pizzo o in gallone dorato. O il presepe lombardo, dove spicca la laboriosa essenzialità locale, attraverso le figure del  maestro Onorato Ferrari, tutte in due tipi di materiali, gesso e legno. Uno scenario che si capovolge nella scenografia in stile palestinese delle Marche, opera di Cesare Marchi, arricchita da attrezzi di lavoro e prodotti tipici della regione, e nella natività di timbro orientale del presepe della Sicilia, con una straordinaria e ricca policromia di corallo, argento e oro. Anche qui, come a Napoli, nel contrasto di un ambiente costituito dalle rovine di un edificio classico.

PRESEPI: LE TRADIZIONI REGIONALI AL QUIRINALE –

Il presepe, infine, riconduce al raccoglimento, all’intimità del luogo e delle persone: quello del Molise, di Dante Pietro Barricella, rievoca la città romana di Saepinium; quello del Piemonte ci porta nell’atmosfera delle feste natalizie con le case coperte dalla neve; quello della Puglia, di Marco Epicochi, alla campagna rupestre salentina; quello della Sardegna , di Marta Crespellani, ai lembi del mare affollato di persone in fuga dalla violenza e dalla guerra; quello della Toscana, di Simone Fiori, alla luce rinascimentale delle sue statuine. Anche il Veneto ha fatto una scelta molto local, presentando il presepe di Matteo Tagliapietra, realizzato a mano in vetro artistico di Murano, mentre la Valle d’Aosta ha puntato sull’atmosfera fiabesca, firmata da Giovanni Thoux, delle sue montagne; l’Alto Adige sulla tradizione artistica della Val Gardena per mano di Ivo Piazza; e il Trentino (lavoro di Felix Deflorian)sul presepe domestico della Val di Fiemme.  Per chiudere l’opera dell’Umbria, la terra di San Francesco, dove i personaggi della Natività di Laura Prospera, tutti in terracotta, ricordano le linee della pittura di Modigliani. La mostra è aperta al pubblico durante le vacanze di Natale, e ci si può prenotare per la visita attraverso il sito del Quirinale. Non perdetela.

NELLA GALLERY ALCUNI DEI PRESEPI ESPOSTI AL QUIRINALE:

(Fonte immagini: Ufficio fotografico Quirinale)

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