Atac, c’è un solo modo per fermare gli sprechi e dare autobus dignitosi ai romani: privatizzarla

L'azienda, con quasi 1 miliardo e 500 milioni di euro, è di fatto fallita. E nessuno può risanarla in queste condizioni. Meglio separare il destino della vecchia società e farne una nuova, da affidare ai privati.

privatizzazione atac

PRIVATIZZAZIONE ATAC

C’è un solo modo per sottrarre l’Atac, l’azienda del trasporto pubblico di Roma, all’orgia degli sprechi che l’ha devastata e restituire ai cittadini un servizio decente: privatizzarla. Come propongono i radicali italiani attraverso un referendum che questo sito sposa in pieno invitando i suoi lettori a condividerlo.

L’alternativa è continuare a sperperare denaro di tutti i cittadini, non solo dei romani, per avere autobus schifosi, accumulare altri debiti su debiti, e dare spazio solo alle peggiori clientele e all’assenteismo cronico nel quale è precipitata la società. I numeri sono chiari, noti a tutti e non ammettono ipocrite scorciatoie. L’Atac, e non da oggi, è un’azienda arci fallita, con un miliardo e 400 milioni di debiti. Un crack, altro che dissesto, al quale si aggiungono i tassi di assenteismo dei 12mila dipendenti più alti d’Italia, gli autobus rotti e bloccati nei depositi per mancanza di soldi per l’acquisto dei pezzi di ricambio, un’evasione dei biglietti da parte dei passeggeri che non ha uguali in Europa.

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REFERENDUM PRIVATIZZAZIONE ATAC

In queste condizioni bisogna solo portare i libri in tribunale, liquidare l’Atac fallita – mettendola in una scatola chiamata bad company – e ripartire da zero con una nuova Atac non più zavorrata da una montagna di debiti. E in grado, almeno sulla carta, di svolgere l’attività di gestione del trasporto cittadino in modo efficace, efficiente, trasparente. E innanzitutto, senza sprechi di alcun genere.

Ma che cosa significa privatizzare la nuova Atac? Provo a spiegarlo cercando di scansare la trappola della demagogia a buon mercato. Affidarsi ai privati non significa che il Comune alzi le mani in segno di resa lasciando campo libero ai nuovi padroni: al contrario, senza l’incubo della gestione quotidiana, l’amministrazione potrà e dovrà controllare i risultati della gestione e il gradimento dei cittadini, e sarà in grado di ottenere gli investimenti necessari per il buon funzionamento del servizio. Il bottino dunque, è e resta nelle mani del comune.

privatizzazione-atac-referendum-radicali (2)(Credits: rarrarorro / Shutterstock.com)

REFERENDUM ATAC RADICALI

Il vero e radicale cambiamento è un altro. Una volta privatizzata, l’Atac finirà di essere il regno degli sprechi, degli appalti truccati, del più becero clientelismo di partiti e sindacati. E diventerà un’azienda normale, con una gestione normale, dove i conti devono quadrare. Tutti i conti: quelli della società e quelli degli utenti che oggi perdono ore e ore alle fermate degli autobus nella Capitale.

Aziende private e pubbliche in grado di garantire questi risultati in Italia non mancano. E un esempio sarebbe la società delle ferrovie, controllata dallo Stato che intende entrare nel mercato del trasporto locale. Convinta, come i suoi concorrenti, che con gli autobus si possa guadagnare, senza sprechi, e allo stesso tempo servire i cittadini che hanno il diritto a un trasporto pubblico locale all’altezza di una qualsiasi Capitale europea.

(Credits immagine di copertina: Tupungato / Shutterstock.com)

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