PRO E CONTRO DI UBER –
Il terremoto del colosso Uber, con le continue dimissioni di alti dirigenti (l’ultimo è stato il direttore generale Jeff Jones che ha lasciato il suo incarico dopo appena sei mesi) e con una serie di denunce sulla prassi e sulla cultura aziendale di un colosso che vale ormai 62 miliardi di euro, non è più e non è solo un problema di lotte di potere, come sempre senza esclusioni di colpi, al vertice della società. No: Uber, come Airbnb, è una gigantesca holding che con i suoi tentacoli ormai condiziona in modo diretto e quotidiano i nostri stili di vita. Sono sempre meno le persone che scelgono una casa e un posto per le vacanze senza almeno dare uno sguardo alle offerte di Airbnb, e nonostante lo scontro in atto in Italia, il fenomeno Uber nel mondo, in competizione diretta con qualsiasi altro mezzo per la mobilità, è inarrestabile. Dunque, qui parliamo non di due aziende, ma di noi tutti, e dei rischi che corriamo se non mettiamo dei punti fermi su questi nuovi potentati dell’economia globale.
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SVANTAGGI UBER –
Il paradosso è semplice, e non è neanche una cosa inedita sulla lunga via dell’innovazione. Uber e Airbnb fanno parte a pieno titolo della parte industriale, e globale, dell’economia della condivisione, che ha trovato nell’hi tech il suo motore propulsivo. In teoria portano, più mercato, più concorrenza, più opportunità di lavoro, più risparmi per i consumatori e più posti per i possibili dipendenti. In teoria. In pratica il numero uno di Uber lascia l’azienda in quanto «non si riconosce nei suoi valori». Quali? Le molestie sessuali nei confronti delle dipendenti donne, e qui le denunce sono state tante. La prepotenza di tanti, troppi capi e capetti, a scapito sempre delle donne (sessismo), con una valanga di proteste all’ufficio del Personale (oggi si chiama Risorse umane) mai ascoltate, e un ambiente di lavoro che, con un eufemismo, potremmo definire «velenoso». Lavoro nero. Salari di fame.
(Credits: Prathan Chorruangsak / Shutterstock.com)
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PRO E CONTRO DI AIRBNB –
Inoltre Uber pretende non di conquistare una fetta del mercato, in concorrenza con altri soggetti, per esempio i tassisti, che saranno pure molto corporativi, ma certo anche loro sono dei lavoratori con altrettanti diritti, e per giunta autonomi e senza particolari coperture che non il valore della licenza, destinato a crollare con lo sbarco di Uber. No. Uber vuole tutto il mercato, e vuole creare una sorta di nuovo monopolio. Come Airbnb che non si fa certo scrupoli a mettere a tappeto pezzi importanti del settore alberghiero, piccole imprese a conduzione familiare, a colte anche con forme di concorrenza sleale. Inoltre in California, e specie a San Francisco, dove in pratica il mercato degli affitti turistici è monopolizzato da Airbnb si sta verificando un altro fenomeno ai danni dei consumatori e dei normali cittadini, un altro spreco. Ovvero: chiunque mette la propria casa libera su Airbnb, cercando così di massimizzare la rendita, gli appartamenti disponibili sul mercato degli affitti sono sempre meno, i prezzi sono volti alle stelle, le giovani famiglie fanno fatica a trovare case. Se questo è il succo dell’economia della condivisione, noi che con Non sprecare e con L’Egoismo è finito ci sentiamo dei sostenitori della prima ora, a questo punto iniziamo a dire due paroline chiare e forti: «No, grazie».
(Credits immagine di copertina: Prathan Chorruangsak / Shutterstock.com)
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