PROBLEMA DELFINI EOLIE –
Il delfino può fare il miracolo, anche se per il momento è diventato la bestia nera dei piccoli, e autentici, pescatori eoliani. La Natura non fa sconti e nel microcosmo di uno degli arcipelaghi più belli del mondo, la presenza massiccia dei delfini, splendore del Mare Nostrum in versione cetaceo, non è a costo zero. Secondo i calcoli di Monica Blasi, autorevole biologa e presidente della Filicudi WildLife Conservation, l’associazione che protegge i delfini delle Eolie, in queste isole, tra le varie specie, non sono meno di un centinaio. Una settantina stanziali e una trentina di passaggio. Per la gioia dei turisti, dei residenti che amano davvero il mare e l’ambiente, di chiunque abbia a cuore l’ecosistema del Mediterraneo. Ma anche per il tormento di una pattuglia di 250 piccoli pescatori locali che escono con le loro imbarcazioni e dopo una notte di lavoro tornano a terra con le mani (quasi) vuote. I numeri parlano chiaro, e considerando le dimensioni del microcosmo eoliano, i margini di errore delle statistiche sulla pesca non esistono. Per fare un esempio, i pescatori di totani alle Eolie erano abituati a prendere tra i dieci e i quindici chili a uscita, adesso è già grasso che cola se arrivano a due, tre. Un disastro. E la causa principale del crack sono soprattutto i meravigliosi delfini che, affamati in un mare sempre più impoverito di pesci, grazie alla loro intelligenza si piazzano, in branco, attorno alle barche dei piccoli pescatori e, zac, si pappano i totani o, peggio, quando hanno molta fame, azzannano le reti, le bucano, e selezionano il pesce da ingoiare. Lo scorfano no, perché ha troppe spine, l’orata e il sarago sì per motivi opposti. Sintetizza la Blasi: «I cetacei si spostano verso le barche semplicemente per mangiare, visto quello che succede nei nostri mari…». Già, siamo in Sicilia e i paradossi non mancano mai: i piccoli pescatori sono in ginocchio, anche per colpa dei delfini, ma la grande pesca, spesso fuori da qualsiasi controllo, continua a fare razzia di pesci e ai delfini può fare un bel marameo.
LEGGI ANCHE: I delfini parlano come gli uomini. Per i tempi, le pause e la voce (video)
INVASIONE DELFINI EOLIE –
Come uscire dalla trappola? Come riuscire a tenere insieme le ragioni dei pescatori eoliani con quelle di tutta l’industria alberghiera della zona e con il fatto che il delfino, particolare fondamentale, è un mammifero marino super protetto. La soluzione è quasi scontata, come tra l’altro suggerisce Fulco Pratesi, fondatore e presidente onorario del WWF Italia: tenere i delfini a distanza di sicurezza delle barche dei pescatori grazie alla tecnologia oppure risarcire i pescatori. Ma una volta tanto i siciliani, senza dividersi e spaccarsi sui massimi sistemi e sul pelo nell’uovo, hanno anticipato la doppia soluzione indicata da una padre dell’ambientalismo in Europa. Sentiamo, in proposito, la voce dei diretti interessati, i piccoli pescatori, nella persona di Giuseppe Spinella, il presidente di un consorzio (Co.Ge.Pa.) che raggruppa 119 imbarcazioni di pescatori eoliani: «Noi non vogliamo uccidere i delfini, né pensiamo di farli emigrare. Ma non possiamo neanche rassegnarci all’idea che il delfino diventi più importante dell’uomo. Quindi, siamo pronti a qualsiasi soluzione rispettosa dell’ambiente, purché funzioni anche per la pesca e ci tiri fuori dal disastro attuale, magari facendoci sognare un modello utile per tutta l’Italia».
PER SAPERNE DI PIÚ: Reti da pesca, così quelle abbandonate diventano maglie e t-shirt alla moda (FOTO)
DISSIMULATORE ACUSTICO PER DELFINI –
La soluzione si chiama Pingers, un dissimulatore acustico che da metà aprile verrà messo, come test, sulle prime imbarcazioni da pesca eoliane per tenere lontani i delfini grazie al suono che emette. Costa circa 700 euro (sul mercato si trova anche la versione cinese ma non serve a nulla), e qualcuno dovrà pagare il conto. In prima fila ci sono, per il momento le associazioni benemerite come Filicudi WildLife e Aeolian Island Preveration Fund, coordinata da una donna eoliana doc, Federica Tesoriero, appassionata di Natura e di Turismo. Poi toccherà alla Regione, attraverso il rubinetto dei fondi europei per la pesca, fare la sua parte, come chiedono i piccoli pescatori. «Di fatto i delfini, rispetto alla pesca, rappresentano una calamità ambientale, e quindi un aiuto pubblico è diventato indispensabile» dice Spinella. E a parte il lessico, la parola «calamità» forse è impropria, contano i fatti: un aiuto ai pescatori per sperimentare la tecnologia anti-delfini, fondi per eventuali risarcimenti oppure per riconvertire alcune imbarcazioni, e la possibilità di dare ai piccoli pescatori una sorta di esclusiva dei diritti di pesca entro le 12 miglia. Ecco il miracolo: i delfini, a forza di sbuffare e mangiare sotto le barche e tagliando le reti, potrebbero costringere la Sicilia e il Sud una volta tanto a fare da apripista per una buona pratica amministrativa, con un parco marino, che alle Eolie manca, dove però non affonda l’economia locale, a partire dalla pesca, ma anzi rinasce. Un miracolo grazie al quale non si sprecherebbe né la magica bellezza dei delfini, con il relativo indotto ambientale e turistico, né la secolare storia della pesca, con il relativo assegno di fine mese per qualche centinaio di famiglie.
(Fonte immagine di copertina: Repubblica.it)
PER APPROFONDIRE: Salvare le balene dall’estinzione, grazie ai droni, il progetto di Ocean Alliance (Foto e Video)
Vuoi conoscere una selezione delle nostre notizie?
- Iscriviti alla nostra Newsletter cliccando qui;
- Siamo anche su Google News, attiva la stella per inserirci tra le fonti preferite;
- Seguici su Facebook, Instagram e Pinterest.