PROBLEMI TURISMO SUD ITALIA-
La coppia di turisti giapponesi, gente più che benestante come si capisce al volo dagli eleganti cappelli di paglia che indossano, si guarda attorno smarrita. Il piazzale del porto di Messina, che dovrebbe brulicare di passeggeri cosmopoliti in vacanza tra le meraviglie della Sicilia e della Calabria, è una landa desolata nonostante il calendario, siamo in una domenica di fine luglio, e la gradevole temperatura, un venticello fresco taglia i raggi del sole che spacca le pietre. I due poveri giapponesi hanno commesso l’errore fatale: pensavano che fosse facile dividere il calendario del loro viaggio tra due regioni separate solo da uno Stretto, e invece sono incappati nel corto circuito di un Mezzogiorno che il turismo, la risorsa che potrebbe cambiare la vita a milioni di persone, lo respinge e lo spreca con ostinazione, con uno scientifico e caotico disprezzo di qualsiasi regola elementare di questa industria.
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Al terminal del porto turistico di Messina, non essendoci alcun cartello che indica dove si parte per Reggio (Calabria) e dove si parte per le isole Eolie (Sicilia), i due turisti giapponesi hanno semplicemente seguito la fila, una per tutti, fino a perdere l’aliscafo che dovevano prendere. E in un inglese molto casareccio, misto a imprecazioni in siciliano, è stata spiegata alla sventurata coppia l’unica soluzione a portata di mano, ovvero trascorrere un’altra notte a Messina, e attendere l’indomani per la partenza del prossimo aliscafo diretto alle Eolie. Della serie: arrivederci e grazie, e addio alla piacevole vacanza, tappa dopo tappa, nel lembo più bello della Bella Italia meridionale.
SPRECHI TURISMO SUD ITALIA–
Questa scena che ho visto in diretta, da sola potrebbe aprire e chiudere il racconto di un fallimento che grida vendetta, ma in realtà è solo un episodio di una catena di tradimenti ai danni del Sud, di un autolesionismo che sconfina nella stupidità. Eppure il 2016 poteva essere l’anno d’oro per il turismo nel Mezzogiorno, visto che, come spiega bene Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, nel Mediterraneo il tavolo delle mete più richieste è stato completamente sparigliato dagli scenari di guerra. Crollano Tunisia, Egitto, Turchia, e crolla perfino la Francia, dopo la strage di Nizza. Tutto dovrebbe portare al Sud italiano, specie in Calabria e in Sicilia. E invece la spietata partita alla conquista dell’ultimo turista, che si gioca innanzitutto sul rapporto prezzi e qualità dei servizi a 360 gradi, le due regioni del Sud più imbottite di giovani disoccupati, la stanno perdendo, anche quest’anno, a favore dei concorrenti più agguerriti: gli spagnoli.
La stangata dei prezzi. Una vacanza nella riffa siciliana e calabrese che vi ho appena raccontato, costa, rispetto alle isole Baleari, il 33 per cento in più, come spiega un documentato rapporto della Confartigianato. Possibile? Matematico, perché tutto è più caro: dall’aereo, la spesa per arrivare in Sicilia con una famiglia di quattro persone, è di almeno 1.200 euro (per le Baleari non si superano i 750 euro), al noleggio dell’auto che in Sicilia e in Calabria, non si capisce per quale motivo, si paga il doppio rispetto alla Spagna.
L’aereo dei desideri e della spremuta. Tra i mesi di luglio e agosto, solo dagli aeroporti tedeschi, partono 233 voli diretti alle Baleari, a fronte dei 17 con destinazione Calabria e Sicilia. E forse anche per questo la Spagna nel 2015 ha toccato il suo nuovo record storico nel turismo, con 68 milioni di visitatori, cioè il secondo posto nella classifica mondiale del settore.
Turismo nel mezzogiorno –
Aeroporti e voli, tra la Sicilia, con in prima fila gli scali di Catania e Palermo, e la Calabria, con l’inutile doppione di due scali dimezzati ed a rischio crac, ovvero Reggio e Lamezia, sono tutti ispirati all’idea di rovesciare il paradigma dell’industria turistica. Qui la regola è: prezzi alle stelle, servizi da stalle. Il turista straniero che, con famiglia, volesse fare una vacanza tra le meravigliose spiagge calabresi e le isole Eolie, utilizzando l’aereo, ha due possibilità: volare su Catania (e Palermo) o su Reggio. In entrambi i casi, la nostra cara ex compagnia di bandiera Alitalia offre una bella spremuta, tra luglio e agosto: 400 euro a persona il costo di un volo da Milano o da Roma verso Reggio o verso i due più importanti scali siciliani, e altri 100 euro se hai un passeggino. Nel super prezzo è anche compreso un servizio extra: il ritardo assicurato del volo. Per fortuna, grazie innanzitutto al web, esiste la concorrenza anche nelle giornate più trafficate, e Meridiana e Easyjet offrono le stesse tratte, senza ritardi, al 30 per cento in meno. Avete capito bene: un terzo in meno, rispetto a una società privata, certo, ma il cui presidente, Luca Cordero di Montezemolo, da circa un decennio non fa altro che invocare “un’Italia che faccia sistema, specie per il turismo”, e una testimonial, donna Maria Grazia Cucinotta, che non è nata in Brianza, ma in Sicilia come narra il suo fisico bestiale. Nello stesso tempo e nello stesso periodo, mentre Alitalia spreme turisti e vacanzieri, italiani e stranieri, in arrivo al Sud, una famiglia di tre persone, napoletani, può acquistare un pacchetto vacanze per Ibiza, con volo Iberia, diretto da Napoli, con tre notti in un eccellente albergo a tre stelle, con mezza pensione inclusa, per un totale “chiavi in mano” di 2mila euro.
Aliscafi e traghetti. Giustamente, e specie d’estate, esistono anche delle alternative all’aereo con volo diretto per la destinazione finale del turista. Lasciamo perdere la macchina, i cantieri infiniti sia sulla Salerno-Reggio Calabria sia sulla Catania-Messina, sono fatti di cronaca, anche questa infinita. Ma guardiamo da vicino aliscafi e traghetti. Se in questi giorni ti imbarchi a Napoli, con un aliscafo della compagnia Ustica Line, adesso Liberty, non te la cavi con meno di 180 euro a persona. Anche in questo caso, è previsto un servizio extra: l’aria condizionata è considerata un optional, può funzionare o essere spenta durante l’intero viaggio di almeno quattro ore abbondanti. Se invece punti sul traghetto, sempre da Napoli con destinazione le isole Eolie, la compagnia Siremar (anche questa, come la società degli aliscafi, comprata e venduta più volte con la dote dei contributi regionali) chiede 140 euro per la cabina, poi, visto che il viaggio dura un’intera notte, mettici cena, bevande e colazione, alla fine se ne vanno 200 euro tondi. E non hai molte alternative sulle date: il traghetto per le Eolie da Napoli, infatti, parte solo 2 o al massimo (per il mese di agosto) 3 volte alla settimana. Il traghetto da Barcellona per Palma de Maiorca, Minorca, Ibiza, con un viaggio che dura poco più di otto ore costa 120 euro a persona, andata e ritorno. A conti fatti quasi la metà. E non ci sono quasi mai problemi di posti o di overbooking: le corse, infatti, sono 20 alla settimana. Dieci volte quelle per le Eolie, da Napoli.
PER APPROFONDIRE: Lo spreco del turismo: gli stranieri hanno paura dell’Italia
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