Un paesino del nord-ovest del Friuli Venezia Giulia sospeso su un crinale di una valle prealpina, la Val Resia, da cui prende il nome, cullato e chiuso dalle ombre del Monte Canin e dagli altri massicci delle Alpi Giulie, a venti chilometri dal confine con la Slovenia. Uno di quei borghi in cui la retorica dei piccoli luoghi di confine non appare poi così distante dalla realtà: Resia è così, una cartolina fiabesca che per le sue caratteristiche geomorfiche è rimasta “isolata” e si è evoluta in maniera diversa dalle vallate vicine.
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PROGETTO LE DONNE DEL PARCO
Per questo si è conservato un patrimonio culturale, musicale e linguistico particolare, unico e tuttora oggetto di studio. In Val Resia, per dirne una tra tutte, si parla ancora un dialetto arcaico di chiara origine slava, così come i manufatti che si producono, le musiche che si suonano, le danze che si ballano e le tradizioni che si mantengono sono altrettanto antiche. E i resiani, i 944 abitanti della valle, ne hanno fatto un punto di forza. Valorizzando questa diversità insieme a percorsi turismo lento alla scoperta delle bellezze naturalistiche della zona. Una comunità che si mantiene viva e si cementa con la ricchezza delle idee e della partecipazione di tutti e tutte. Guidate da un’amministrazione quasi tutta al femminile.
Già, perché a Resia i numeri sulla partecipazione delle donne alla vita politica sembrano voler sovvertire qualsiasi statistica: una sindaca, Anna Micelli, e nove consigliere comunali su tredici, che si impegnano ogni giorno per tenere curato il posto dove vivono valorizzandone le specificità e, soprattutto, gettando le basi per dare al borgo un futuro. In poche parole, creando occasioni di impiego e possibilità lavorative.
Senza bisogno di ricette particolarmente originali o fantasiose, semplicemente basandosi su ciò che Resia custodisce sin da quando era un piccolo villaggio celtico prima e longobardo, poi: le arti e i mestieri antichi. Favorendo l’imprenditoria al femminile e combattendo lo spopolamento.
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RESIA, IL BORGO GOVERNATO DALLE DONNE
Grazie all’oculatezza e alla determinazione della sindaca Micelli e della giunta, Resia è diventata capofila di un progetto che è stato finanziato con 15mila euro dalla regione proprio per creare occasioni professionali in rosa: oltre alle 5 frazioni che compongono la valle, San Giorgio, Prato, Gniva, Oseacco e Stolvizza, nel progetto Le donne del Parco sono coinvolti altri cinque enti locali della valle e il Parco Naturale Regionale delle Prealpi Giulie.
Tra i laboratori attivati nell’ambito del progetto ci sono laboratori per la stampa su tessuto utilizzando piante tintorie autoctone, laboratori di maglieria e cucito finalizzati alla creazione di bamboline artigianali con il costume tradizionale, dei tipici calzettoni resiani (che si chiamano škufone), ma anche atelier di falegnameria e intarsio. Non solo: tutte le partecipanti ai progetti vengono formate anche con lineamenti di marketing per inserirsi sul mercato e raggiungere clienti, valorizzando al meglio ciò che producono. Che di per sé, è già un bene ad altissimo valore aggiunto. Come le Lipe Bile Maškire, un tipico costume di Carnevale della valle dal copricapo importante fatto di tanti fiori in tessuto.
(Immagine in evidenza tratta dal sito del Comune di Resia // Photocredits: D. Clemente)
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