Diritto alla salute per tutte e tutti, parola di Costituzione. Anche per chi non può permetterselo: gli indigenti, le persone in condizione di marginalità, gli anziani e le anziane sole, non-autosufficienti o che vivono isolate dai centri abitati. Come nel caso delle valli montane del territorio che circonda la città di Piacenza.
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PROGETTO MONTAGNA SOLIDALE
Da questa base, semplice, parte il progetto Montagna Solidale, con l’obiettivo di portare cura e assistenza a nonne e nonni isolati dal centro cittadino, per aiutare gli anziani letteralmente “sconosciuti” alla sanità, molti dei quali non si sono mai sottoposti a una visita medica. Per diffidenza, cattive abitudini radicate, o semplicemente perché distanti dai presidi sanitari. Un progetto del 2017 promosso dalla Fondazione Piacenza e Vigevano in collaborazione con l’Unità Non-Autosufficienza dell’Ausl, che ha coinvolto le zone dell’Alta Valnure, Val Trebbia e Val D’Arda, e i comuni di Farini, Ferriere, Ottone, Cerignale, Cortebrugnatella, Zerba, Morfasso, Bettola, Bobbio, Coli e Pecorara.
Secondo la mappatura della locale azienda sanitaria, sono più di 800 gli over 75 a rischio isolamento che devono essere raggiunti dalle visite domiciliari. Di loro, quasi il 50 per cento non segue il percorso di cure come dovrebbe. Il numero degli anziani bloccati in montagna e ammalati di patologie croniche, secondo le stime, è destinato ad aumentare se non si corre ai ripari intercettandone i bisogni e provando a intervenire in modo diretto con l’ausilio dei presidi territoriali della sanità.
A bussare alle porte delle nonne e dei nonni che abitano sulle montagne della Valtrebbia sono due donne, la fisioterapista Michela Pasini e l’infermiera Antonella Genesi, che lavorano in combo per identificare e cercare di risolvere i bisogni socio-sanitari degli anziani fragili o comunque più isolati, prevenendo il cronicizzarsi di patologie o situazioni di difficoltà e di non-autosufficienza.
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MONTAGNA SOLIDALE PIACENZA
Montagna Solidale è stata proprio questo: un tentativo di portare la sanità dal cittadino, cercando di oltrepassare la barriera dell’iniquità di accesso al diritto alla salute. Avviato a luglio 2016 dall’Ausl di Piacenza con il supporto dei Comuni interessati e della rete dei Medici di famiglia, è un’esperienza, quasi unica in Italia, di monitoraggio dei bisogni socio-sanitari di una fascia di popolazione troppo spesso ignorata: l’obiettivo della rilevazione, condotta porta a porta dagli operatori Ausl coadiuvati dai assistenti sociali e medici, è quello di dare una risposta immediata ad eventuali problematiche sanitarie, prevenendo e intervenendo in tempi rapidi per la soluzione del problema, contribuendo così a tutelare la salute e la qualità della vita degli anziani e di chi li circonda, ma anche incidendo positivamente sui costi della cura e dell’assistenza, che saranno nettamente minori.
Portando la cura e l’assistenza presso il domicilio di chi vive in zone montane, più isolate, consente alle persone, oggi autosufficienti, di rimanere più a lungo possibile al proprio domicilio, vicini alla famiglia e alla realtà sociale di appartenenza. Dopo una prima fase di identificazione del target del progetto, sono partite le visite a domicilio, circa 458 per un totale di 13mila chilometri percorsi , durante le quali si è potuto far fronte ai bisogni di cura nell’immediato nonché segnalare le principali criticità a livello socio-assistenziale. Un primo bilancio del lavoro svolto, esattamente un anno dopo, nel luglio del 2017, aveva evidenziato come gli over 74 del piacentino stessero mediamente in salute, mentre erano più rilevanti, ma comunque contenuti nella cifra del 12% delle visite, i piccoli bisogni di natura sociale. Sicuramente un progetto progetto concreto di tutela della salute a domicilio, che è riuscito, un unicum italiano da ripetere e replicare in altri territori ma anche in città.
(Immagine in evidenza tratta dal quotidiano Libertà.it // Photocredits: Libertà.it)
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