Cani, colline e notti d’autunno: è la quotidianità dei trifulau, il cercatore di tartufi, una figura tradizionale delle colline e dei boschi delle Langhe. Una sapienza, quella dei cercatori, che si tramanda spesso da padre in figlio, e l’esperienza maturata nei boschi è fondamentale, com’è fondamentale avere una conoscenza approfondita dei luoghi dove cresce e di tutti i segreti per raccoglierlo e conservarlo, al punto che ogni trifulau ha la sua mappa segreta dei boschi delle Langhe.
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PROGETTO SAVE THE TRUFFLE
Addirittura, si vocifera di calendari sgualciti su cui i cercatori annoterebbero con estrema precisione i luoghi, i giorni e le lune delle notti autunnali di maggiore successo per la ricerca.
La ricerca avviene grazie a cani appositamente addestrati, soprattutto nelle ore notturne perché il loro olfatto è più sensibile e si evita il rischio di essere osservati da cercatori di tartufo non autorizzati. Più i cani sono anziani, più il loro olfatto è sviluppato, annusano lentamente palmo a palmo l’area scelta, in ogni angolo, con calma e con una precisione instancabile.
Il tartufo trovato, poi, viene raccolto con delicatezza e con uno strumento simile ad una piccolissima zappa, il sapin, in piemontese. Silenzio, calma, amore per i boschi: i trifulau custodiscono la natura in cui si muovono con molta cura, e spesso tra loro si incontrano, si riconoscono e si scambiano idee e segreti. Una specie di iniziazione per pochi, meritevoli, membri della congrega dei cercatori.
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IL RAGAZZO CHE SALVA I BOSCHI DEL TARTUFO
Così come è accaduto, in una domenica di primavera del 2015, tra Carlo Marenda, project manager di giorno e cercatore di tartufi dopo il tramonto, ed Edmondo Bonelli, laureato in Scienze Naturali. Si incontrano in una delle poche aree tartufigene ancora presenti nella bassa Langa: Carlo passeggiava in compagnia dei suoi due cani Emi e Buk, per verificare l’integrità del bosco dopo l’inverno, Edmondo, invece camminava per identificare alcune piante ed analizzare il suolo, proprio per ricreare una tartufaia. Carlo, per altro, aveva una missione: tenere alta la vigilanza sulle zone dei tartufi, eredità del suo maestro trifulau, Giuseppe Giamesio, detto Notu, che gli ha affidato i suoi segreti e la sua cagnolona, Emi. Da quel momento, Carlo ed Edoardo scoprono di condividere la volontà di tutelare e valorizzare il tartufo, eccellenza delle Langhe, uscendo dalla logica del mero sfruttamento commerciale. Nasce così Save The Truffle, un progetto di recupero di vecchie tartufaie e di messa a dimora di nuove piante tartufigene. Negli ultimi 25 anni, infatti, le aree tartufigene si sono ristrette in percentuale intorno al 30 per cento, a fronte, invece, dell’aumento di aree adibita alle coltivazioni agricole.
Per questo, Carlo ed Edoardo ogni giorno si dedicano alla salvaguardia del tartufo bianco d’alba, con percorsi di recupero delle vecchie tartufaie, creazione di nuove in zone differenti, valutazioni, sopralluoghi e consulenze, ma, soprattutto, con vere e proprie lezioni sul tartufo, percorsi didattici e passeggiate, sempre nel pieno rispetto del bosco e del suo ecosistema.
(Immagine in evidenza e a corredo del testo tratte dalla pagina Facebook di Save The Truffle)
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