Che rapporto avete con il pudore? Lo respingete o ne siete attratti? Il contesto non gioca certo a favore di questo sentimento che richiama il valore dell’intimità, non solo quella sessuale. Siamo nella società dell’apparire che vince sull’essere, e quando la principale pulsione è quella di attirare l’attenzione degli altri, allora la cancellazione del pudore diventa un’arma utilizzata per conquistare la considerazione degli altri. Marketing e pubblicità, non caso, usano le immagini, specie quelle del corpo femminile, proprio per attirare il pubblico dei consumatori in un territorio dove il pudore non esiste. E la sua naturale eliminazione seduce, crea un bisogno, una necessità, al punto da indurre all’acquisto. Non è un tema di biancheria intima. Di vestiti che appaiono e scompaiono. Di corpi che si mostrano nell’interezza della loro nudità. Il pudore è un atteggiamento che aiuta ad avere rispetto verso se stessi e verso gli altri. Non è una chiusura, non denota un senso di vergogna o di timidezza: è la forza di chi vuole essere vigile rispetto agli altri e decidere, in piena autonomia, quando e come abbassare la guardia della propria intimità.
L’importanza del pudore
E il pudore una volta messo in campo ha una sua reciprocità. Se decido di proteggermi da una possibile invasione, sono anche pronto a non invadere l’intimità altrui. Cedo qualcosa del mio io: ecco perché il pudore non è troppo compatibile con il narcisismo, e questo è un altro motivo della sua eclissi. Ovviamente anche il pudore ha un limite, e scatta proprio quando diventa sinonimo di vergogna. In generale la colpa si riferisce a un’azione, a qualcosa che abbiamo fatto; la vergogna invece si riferisce alla persona, al chi siamo. E il pudore può avere un aspetto patologico quando si avvicina troppo al perimetro della vergogna.
Il valore del pudore
Alzando lo sguardo dalla sfera fisica al nostro modo di pensare, il pudore è una bussola per calibrare il dire e il pensare, le parole e gli obiettivi. È una spinta naturale verso il dubbio, e l’apertura a opinioni che in partenza non condividiamo. Siamo interessati ai giudizi e alle valutazioni degli altri, e per questo abbiamo molto pudore delle nostre convinzioni, non le esibiamo con la sfacciataggine delle persone che pensano sempre di avere in tasca le chiavi della verità. Infine, il pudore ci accompagna alla scoperta delle nostre estremità, di luoghi che per mille motivi lasciamo inesplorati: eppure definiscono la nostra personalità. Il pudore apre la porta della coscienza, con una chiave che gira lentamente, senza forzature. E diventa, come scriveva Victor Hugo, «l’epidermide dell’anima».
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