Costanza: la qualità di chi non si arrende

Lo diceva già Plutarco: la sua forza è più potente di qualsiasi violenza. Con costanza e disciplina si vince sul lavoro, in amore. E si affronta qualsiasi emergenza

IMPORTANZA DELLA COSTANZA

Immaginate un cacciavite. Come lo usate per aprire una scatola? Non certo con un colpo solo, forzando la serratura, ma andando ad avvitarlo fino a quando il risultato non sarà raggiunto. La costanza è come un cacciavite: una mano esperta non basta, tantomeno ve la potete cavare con la forza. Servono perseveranza, fermezza, continuità. E tempo. Tutto ciò viene mescolato nella costanza, questa straordinaria qualità che ci consente di non sprecare cose importanti della nostra vita. Il talento che possiamo esprime sul lavoro. Un amore che conosce una fase di stanchezza. La scoperta di un’innovazione. Lungo queste direzioni, la costanza ha una traiettoria incompatibile con la fretta, ha il tempo delle gocce, ma se sappiamo governarla nella nostra interiorità è uno strumento vincente in qualsiasi circostanza.

Purtroppo ne ricordiamo l’importanza, la necessità, solo quando ci troviamo in emergenza. E allora può essere anche troppo tardi. Ma disciplina e costanza sono due virtù, concatenate l’una con l’altra, che al contrario delle apparenze, e anche del lessico, non hanno nulla di pesante. Semmai alleggeriscono, migliorano, la vita, e ci consentono di uscire da gravi problemi, individuali e collettivi.

Diciamolo con chiarezza e senza intenti auto-denigratori: non sono due qualità del popolo italiano. Alla disciplina preferiamo svariate forme di anarchia che confondiamo con un istinto di libertà, spesso autodistruttivo. Alla costanza lo scoraggiamento, o il solo lamento come se nella vita dovessero capitare tutte a noi. Dunque, beati quelli che sanno utilizzare queste due virtù, combinandole insieme e senza mai sprecarle.

Importanza della costanza

A guardare come alcune persone, con la spinta vincente della costanza, riescono a risolvere problemi e centrare traguardi, in modo del tutto naturale, viene quasi voglia di essere invidiosi. Plutarco arrivava a definire la costanza più efficace e più forte della violenza, per raggiungere un traguardo,  e suggeriva una metodo per applicarla giorno dopo giorno. Il metodo della scomposizione. Ovvero, di fronte a problemi complessi, a cose che «unite sembrano indomabili e irrisolvibili» (sono parole di Plutarco), serve l’arma della costanza. Affrontarle «poco per volta», fino a quando «cedono».

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Allenare la costanza

La perseveranza, in fondo, è un sinonimo di una parola chiave nella vita: metodo. Senza il quale possiamo sprecare tutto e di tutto, comprese le migliori qualità, i migliori talenti che ci appartengono dalla nascita, ma non per questo ci assicurano una piena realizzazione della vita. La costanza è auto-disciplina, dunque consapevolezza e senso della misura. Anche per frenare un istintiva ricerca di anarchia della quale tutti, prima o poi, abbiamo voglia nella nostra vita.

Nella costanza più che il risultato, sempre all’orizzonte, conta il ritmo, una dedizione con la quale portiamo avanti il nostro progetto. Pronti a scavalcare montagne  di ostacoli, ad avere slanci laddove le forze tendono a diminuire, a riprenderci, a ricominciare, quando siamo caduti. La costanza è una goccia che, in quanto distillata a piccole dosi, non può e non deve sfinirci.

Come diventare costanti

I risultati sono incredibili, e mai come in questo caso trova fondamento il principio popolare in base al quale «il gioco deve valere la candela». È la costanza, per esempio, che fa vincere in amore. Quasi mai la conquista è istantanea, frutto del classico colpo di fulmine, molto facile e ricorrente in letteratura oppure a cinema, ma davvero raro nella vita reale. In fondo, il corteggiamento è un avvicinarsi, con perseveranza, al mondo dell’altro, ai suoi angoli, anche alle sue sfumature. Fino a sedurre la persona che stiamo, con costanza, rincorrendo.

Stesso discorso nella vita sociale. Non si si vive di rendita, né con gli amici, né con i rapporti che abbiamo con gli altri, dai vicini alle persone con le quali condividiamo esperienze e avventure. Questi rapporti vanno coltivati, con la molla della costanza, tenuti in ordine, aggiornati. E solo allora potranno funzionare anche attraverso alcuni automatismi. Solo un vero amico, radicato nell’affetto che vi lega, potrete non sentirlo per anni, rivederlo improvvisamente e sentirvi con lui come se nulla fosse, come se tra di voi non ci fosse mai stata una pausa  nella frequentazione. È la costanza nelle relazioni, condita con la pazienza e con il buonsenso, che vaccina contro il virus delle liti di condominio.

Il segreto della costanza

Nella ricerca della costanza c’è un piccolo segreto: abituarsi all’abitudine. Di solito, questa parola ci fa paura, evoca noia, ritualità, ripetizioni di gesti e pensieri in modo automatico, meccanico. E invece l’abitudine ha un suo valore, quando l’applichiamo a cose come appunto la costanza. Un atteggiamento con il quale non faremo più fatica ad acquisire questo stile di vita, prima che di comportamenti, nella nostra cassetta degli attrezzi esistenziale.

Disciplina e forza di volontà

E senza la costanza i vostri sforzi di crescita, anche in termini di formazione, sul lavoro e per il lavoro, rischiano di evaporare. Nel lavoro serve tenacia, nulla a che vedere con la violenza o con la mancanza di rispetto nei confronti dell’altro. Serve energia, da non sprecare e da non disperdere, sapendo che più una crescita professionale è graduale, più sarà solida. Con le scorciatoie non si arriva mai lontano e quasi sempre si inciampa. Ed è appoggiandosi alla colonna della costanza che si trova la fermezza necessaria quando la nostra schiena, di fronte alle sirene del compromesso opaco, deve restare dritta. Non scomporsi, e rispondere alla voce più intima e profonda, quella della coscienza.

Infine, la costanza è da evitare davvero solo in un caso: nella riproposizione degli errori. I latini erano molto chiari in proposito, e dicevano: Errare humanum est, perserverare autem diabolicum. Ovvero: sbagliare è umano, perseverare è diabolico. Una diabolica e reiterata costanza.

Forza della costanza

Al contrario, la costanza è una chiave per vivere meglio in famiglia, nella sfera degli affetti privati, e nella dimensione sociale, a partire dal lavoro. La costanza è una garanzia di perseveranza nella conquista, di un’amicizia o di un amore, e di stabilità nel difendere questo sentimento, la sua potenza, anche nei momenti di maggiore turbolenza. Guardate alla vita delle coppie. Fidanzati, coniugi, compagni di vita. Senza la costanza, l’implosione, prima o poi, arriva. Senza la costanza, manca il riparo dalle onde dell’erosione del tempo e del relativo raffreddamento delle passioni. Ed è solo con la costanza che il nostro amore si può trasformare in qualcosa di diverso nel suo modo di manifestarsi. Meno fisicità, ma più attenzione per l’altro. Meno desiderio da batticuore, ma più voglia di prendersi cura. Quanto basta per andare lontano e guardare lontano. Così, nel lavoro la costanza è ciò che i latini definivano gutta cavat lapidem, la goccia che scava anche la pietra. Non serve solo per fare carriera, per guadagnare posizioni nella scala gerarchica di un’azienda: è preziosa laddove aiuta ad assorbire con serenità la durezza di un lavoro con rari intervalli. È la costanza che consente di ripetere lo stesso esercizio, anche mentale. Cercando di farlo sempre meglio.

La regola delle 10.000 ore

Un giornalista del New York Times, Malcom Gladwell, nel suo libro Ouliers ha teorizzato la regola delle 10mila ore che ha avuto un grande successo nel pubblico anglosassone. In pratica: 8 ore al giorno, per esempio, per tre anni e mezzo, e puoi arrivare al successo in qualsiasi campo. Con costanza. Talento, creatività, predisposizione: sono tutti fattori vincenti, ma alla fine la differenza la fa proprio la perseveranza.

Questi numeri lasciano il tempo che trovano, ma indicano comunque un metodo. E un grande scrittore moderno, Ernest Hemingway, diceva che il risultato eccellente di un libro solo per l’1 per cento dipende dalla giusta ispirazione. Per il 99 per cento è frutto del sudore. Di un costante sudore.

Dove nasce l’incostanza

Ma dove nasce la tendenza dell’uomo, in forte crescita, a essere incostante? Inquietudine? Incoerenza? Pressioni esterne? Una risposta ci arriva, già alla fine del XVI secolo, dalle riflessioni di Montaigne: “Credo con più difficoltà alla costanza degli uomini che ad ogni altra cosa, e a niente più facilmente che all’incostanza”. Nell’indole umana, dunque, ritroviamo già una spinta verso l’incostanza. E rispetto ai tempi di Montaigne le cose sono decisamente peggiorate. Siamo incostanti anche per fretta, per un bombardamento di informazioni e pressioni pubblicitarie di ogni genere che riceviamo, per ansia di prestazioni. Siamo incostanti per stili di vita che sentiamo fragili, non appropriati e sempre pronti a essere modificati. Spesso in peggio. E siamo incostanti per una distorsione del tempo, diventato circolare, avvitato su se stesso, in un meccanismo da eterno presente. La costanza è come il frutto sull’albero: ha bisogno di tempo per maturare e intanto bisogna coltivarla.

Costanza: frasi celebri

  • <Costanza è spesso il variar pensiero…>Pietro Metastasio

La costanza non ha nulla a che vedere con l’ottusa cocciutaggine. Anzi. E’ un preambolo, in termini di metodo, che apre la mente e i suoi orizzonti, e ci consente anche di cambiare idea, se i fatti dimostrano che la nostra è sbagliata. Solo gli stupidi restano inchiodati al loro “pensiero”, quasi mai profondo e convincente.

 

  • <Il saggio muta consiglio, ma lo stolto resta della sua opinione> Francesco Petrarca

Anche Petrarca afferma il principio in base al quale l’assoluta rigidità del pensiero è prerogativa degli stolti. Lo vediamo tutti i giorni nella palude di Internet: tribù di naufraghi che affermano le loro idee come se fossero il Vangelo. E guai a chi prova a rappresentare opinioni diversi, per loro ci sono solo insulti.

 

  • <Come raggiungere un traguardo? Senza fretta, ma senza sosta> Johann Wolfgang von Goethe

Se avete un’ambizione, se puntate a un risultato, e se pensate di vivere non strisciando i muri ma provando a lasciare un segno, sappiate che  senza la costanza non farete mai molta strada. Qualsiasi traguardo, e non solo i luoghi fisici, ha bisogno di tempo per essere raggiunto, salvo le scorciatoie opache che poi non portano a risultati duraturi.  E il tempo si traduce in costanza.

 

  • <Non c’è cosa che non venga resa più semplice attraverso la costanza>Dalai Lama

Qualsiasi percorso spirituale, in tutte le religioni, prevede l’impasto della costanza. Potrebbe sembrare una complicazione, un modo per rendere più faticosa la strada: in realtà la costanza, in quanto metodo che porta nel tempo i risultati, è uno strumento di semplificazione della vita. E come tale va interpretata.

 

  • <Il segreto per scalare le montagne si può sintetizzare nelle quattro C: curiosità, crederci, coraggio e costanza>Walt Disney

Bella sintesi di un genio, interprete straordinario dell’eterno <sogno americano>.  Le montagne si possono scalare, ma le mani non possono essere nude. E nella cassetta degli attrezzi non può mancare la costanza.

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