Quando smettere di guidare
Gli italiani continuano a guidare l’automobile fino a tarda età. Abbiamo circa 65mila ultranovantenni al volante e 3 milioni di automobilisti che hanno superato da tempo i 70 anni. Tutto regolare, in quanto non esiste un limite di età per la guida. Il tasso di incidenti mortali che coinvolgono conducenti di età superiore a 75 anni è cinque volte superiore alla media.
La tendenza è in crescita, visto anche il progressivo invecchiamento della popolazione, e il numero dei guidatori anziani è destinato ad aumentare. Molti, tra questi, sono ancora in grado di guidare, ma molti altri hanno riflessi poco pronti o qualche deficit di attenzione che pregiudica una guida sicura. Anagrafe a parte, dunque, smettere di guidare è innanzitutto una questione di presa d’atto delle stagioni della vita e di ragionevolezza. E di senso dell’incolumità.
Gli incidenti automobilistici possono capitare a tutti ma nel caso degli anziani possono essere degli segnali da non sottovalutare. Nell’ultimo rapporto dell’Ocse è emerso che la maggior parte dei pensionati ha uno standard di vita non diverso da quello dei lavoratori attivi, compresi gli spostamenti in auto. A dispetto delle nostre preoccupazioni, i 70enni commettono un quarto degli errori di guida dei ventenni, un dato che ci rassicura e che è emerso da una ricerca condotta dall’Università di Swansea. Bevono meno, vanno meno veloci e utilizzano le cinture di sicurezza.
Non solo. Rispetto ai guidatori giovani, gli anziani mantengono la distanza di sicurezza e prediligono gli orari meno trafficati. Non essendo “nativi digitali”, poi, non hanno l’impulso irrefrenabile di guardare il display del cellulare.
I rischi, comunque, sono quelli già menzionati. Uno studio della Società italiana di Gerontologia e Geriatria ha individuato delle criticità nelle funzioni cognitive e nello stato funzionale dei guidatori over 75, indagandone le capacità di attenzione, i riflessi e il grado di autonomia nei gesti quotidiani. I medici hanno anche misurato la presenza di deficit visivi e uditivi e di disturbi del sonno, rilevandone nella metà dei soggetti testati.
L’unico modo che ci consente di ridurre i rischi di incidenti potenzialmente pericolosissimi, secondo i geriatri, è la prevenzione: non solo vetture dotate dei moderni dispositivi di sicurezza, ma anche e soprattutto rafforzare i controlli e il rigore con il quale si effettuano le visite di rinnovo per la patente. Dal punto di vista legislativo, cresce l’età anagrafica degli automobilisti ed anche il codice della strada si adegua.
Secondo il Nuovo Codice della Strada, gli ultra-ottantenni guidatori devono sottoporsi ogni anni a visita per il rinnovo e il mantenimento della licenza di guida. Oppure possono decidere di convertire la propria patente in una patente AM per guida di ciclomotori a tre ruote o quadricicli leggeri, leggasi minicar, mantenendo il precedente obbligo di visita ogni due anni che ne accerti i requisiti psico-fisici.
Le analisi vanno effettuate presso centri sanitari abilitati, come previsto dall’articolo 119 del Codice della Strada, cioè presidi medici delle sezioni di medicina generale delle Asl, gli ispettori medici delle Ferrovie dello Stato oppure i medici militari.
Mettere la patente nel cassetto è un passo difficile da compiere per tanti anziani. Tuttavia, ci sono diverse ragioni per farlo, una volta raggiunta una certa età. La sicurezza di chi è al volante e quella degli altri sono un motivo più che valido per rinunciare alla guida con l’avanzare degli anni. Ecco alcuni motivi che ci aiutano a capire quando è arrivato il momento di smettere di guidare.
- Assunzione di farmaci. Tanti anziani assumono dei medicinali che, tra gli effetti collaterali, prevedono la sonnolenza o le vertigini. Due potenziali fattori di rischio per chi è a bordo e per gli altri, di cui ogni anziano dovrebbe tenere conto. Inoltre, alcune combinazioni di farmaci possono limitare la capacità di guidare. Per questo, in caso di assunzione di nuovi medicinali, è sempre meglio aspettare qualche giorno prima di guidare, al fine di verificare gli eventuali effetti collaterali.
- Problemi alla vista ed all’udito. Con l’avanzare dell’età è abbastanza frequente che la vista e l’udito si indeboliscano o vengano colpite da patologie che ne limitano la funzionalità. Ogni anziano, quini, dovrebbe sottoporsi a delle visite specialistiche periodiche, per una maggiore comprensione delle proprie capacità e dei propri limiti.
- Calo dei riflessi. L’invecchiamento comporta una riduzione delle capacità nei movimenti. Su di essa possono influire anche particolari patologie ma in linea di massima la ridotta risposta ai riflessi e la limitata capacità nei movimenti sono comuni a molti anziani. Una condizione che, a lungo andare, diventa incompatibile con la guida.
All’estremità opposta rispetto agli anziani al volante ci sono i giovani che hanno la “paura di guidare”, un disturbo d’ansia che può produrre tachicardia, iperventilazione, sudorazione abbondante e sensazione di perdere il controlla della situazione nella quale ci si trova. Come tutti i disturbi d’ansia, anche la “paura di guidare” si affronta con l’utilizzo della psicoterapia e, solo se e quando il medico lo prescrive, con farmaci inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina.
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