RAGAZZE OMBRELLO
Le ragazze «ombrelline», perdonatemi la lacuna, mi mancavano. Ho fatto il callo, da tempo, a vedere l’uso delle donne, delle giovani e belle donne, nelle declinazioni più sciagurate ed è inutile moraleggiare e andare troppo lontano a ricostruire la parabola delle ine: veline, letterine, meteorine. Adesso siamo alle «ombrelline»: tutte in piedi, in una giornata di caldo torrido, a tenere l’ombrello aperto a sette uomini, se fossimo ai tempi del Far West diremmo sette pistoleri, che intanto fanno il loro dibattito di altissimo profilo culturale e politico. Pensate le coincidenze: lor signori parlano nientemeno che di «Idee nuove e visioni per il futuro». E neanche si rendono conto, presi e compresi nella loro solitudine narcisista, da politicanti di serie B, di quanto sia vecchio, e in questo caso perfino grottesco, l’uso delle donne, ragazzine peraltro, al servizio dell’ombra per i pascià contemporanei.
L’episodio in quanto tale non meriterebbe neanche un commento: bastano e avanzano le foto. Ma quello che davvero fa riflettere e stupisce è l’indifferenza di fronte a tanta cafonaggine. La mancanza assoluta di un minimo di leggerezza, di auto-ironia, di lucido buonsenso, di fronte a questo quadretto della protervia maschile e dell’arroganza paesana, come sempre a danno delle donne.
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PARITÁ DI GENERE IN ITALIA
Siamo a Sulmona, nel civilissimo Abruzzo. E i sette pistoleri, convocati nell’afa per parlare dell’universo mondo, non si accorgono neanche per un secondo della loro scivolata. Ci penseranno le immagini a farli diventare, loro sette, delle macchiette del maschilismo all’amatriciana. Eppure parliamo di pezzi grossi: dal sottosegretario Claudio De Vincenti al governatore dell’Abruzzo, Luciano D’Alfonso; dal rettore dell’università di Teramo, Luciano D’Amico, al presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini. Possibile mai che nessuno di loro si sia reso conto di essere finito a Scherzi a parte? Possibile mai che a nessuno dei magnifici sette sia venuta in mente, anche solo per un attimo, la geniale idea di dire: «Scusate, ma il caldo possiamo sopportarlo anche senza le ombrelline…». No, tutto normale. E anzi il buon governatore D’Alfonso, di fronte alla rivolta sui social, invece di scusarsi e magari ironizzare per fermare l’onda lunga dell’indignazione, ha pensato bene di protestare, mostrandosi offeso per la «boutade». Una reazione infantile, ovviamente sempre di marca maschile, da «governatorino», con o senza l’ombrello retto dalle fanciulle per fare ombra alla sua testa, ed a quella degli altri protagonisti di questa bella pagina dell’Italia potentona e distrattona con le donne.
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