Rapporto ecomafie: pioggia di reati nel 2012, record al Sud

Speculazioni edilizie, traffici legati allo smaltimento illegale dei rifiuti, distruzione dell'ambiente: sono 34mila i reati delle ecomafie accertati nello scorso anno

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Non si ferma l’industria dell’ecomafia. Gira a pieno ritmo nel settore delle speculazioni edilizie, nei traffici legati allo smaltimento illegale dei rifiuti, nella distruzione dell’ambiente a partire dagli incendi dolosi. Secondo il Rapporto ecomafie di Legambiente il 2012 è stato l’anno di nuovi record, con 34mila reati accertati e un fatturato presunto dell’industria dell’ecomafia che viaggia attorno ai 16 miliardi di euro. La malavita dilaga, e la risposta dello Stato è sempre molto lenta e inefficace.

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Quasi la metà dei reati (esattamente il 45,7 per cento) si concentra in quattro regioni meridionali: Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. Questo significa che la distruzione dell’ambiente passa innanzitutto per il Sud, dove i clan coinvolti in questa vorticosa industria dell’illegalità sono passati da 296 a 302. La conferma del fatto che gli affari girano bene.

In particolare, continua a trainare l’edilizia abusiva, e mentre le costruzioni con regolare licenza, per effetto della crisi economica, sono crollate come l’intero mercato immobiliare, gli abusi aumentano del 16,9 per cento. E siamo così arrivati a circa 30mila costruzioni l’anno fuorilegge. Aumentano gli incendi dei boschi (+ 6,8 per cento) e non si placa l’attività delle discariche abusive controllate proprio dalla malavita organizzata.

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E la risposta dello Stato? Molto fiacca, a leggere le statistiche di Legambiente. I comuni sciolti per infiltrazioni mafiose e camorristiche nelle regioni meridionali sono passati da 6 a 25, ma la piaga dell’abusivismo gestito dai clan non sembra trovare alcun deterrente. Soltanto il 10 per cento delle costruzioni illegali, infatti, è stato realmente abbattuto dopo il lungo iter giudiziario che ha previsto questo tipo di provvedimento ad horas. E se lo Stato non reagisce, l’industria dell’ecomafia non può che crescere.

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