Re-Food, contro lo spreco alimentare in Portogallo recuperano il cibo porta a porta

A Lisbona è partita un'iniziativa contro lo spreco alimentare che vede volontari in bicicletta impegnati nel recupero porta a porta del cibo, donandoli alle associazioni di prossimità che combattono la povertà

re-food portogallo

È possibile che si butti via un terzo di tutto il cibo che produciamo? È possibile che si butti via ogni giorno cibo buono mentre una larga parte della popolazione mondiale lotta contro l’insufficienza alimentare? Queste sono alcune delle domande che gli ideatori portoghesi del progetto Re-Food si sono posti, cercando di porre fine alle spaventose cifre dello spreco alimentare, salvando tonnellate di buon cibo.

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RE-FOOD PORTOGALLO

Lo spreco quotidiano di cibo, ahimè, non solo è possibile, è la nostra realtà attuale. Per questo, nelle intenzioni di c’è dare una risposta concreta: reclutando e organizzando centinaia di volontari per salvare il cibo, partendo dai quartieri, dalle comunità e dal territorio più prossimo, donandolo a coloro che ne hanno bisogno nelle stesse zone in cui il cibo viene salvato, senza costi per chi dona vista la prossimità. Un vero e proprio soccorso alimentare “di quartiere” che coinvolge tutti i settori della comunità: cittadini e cittadine, ristoranti, aziende e istituzioni.

Un movimento dal basso, che offre un sostegno concreto e rinforza i legami sociali: un meccanismo a rete che parte dalle persone. I volontari donano un po’ del loro tempo, circa 2 ore a settimana ognuno, girando in bici o a piedi nelle panetterie, nelle salumerie, nelle drogherie, nei ristoranti, nei supermercati e nelle case, recuperano i prodotti altrimenti destinati a diventare rifiuti, lo confezionano e impacchettano e poi lo passano alle associazioni di contrasto alla povertà che hanno aderito al programma.  Altri volontari, organizzati in squadre, si incontrano presso il centro operativo per porzionare il cibo salvato dividendoli: ogni pacco confezionato, più o meno, serve a sostenere da 8 a 12 persone.

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PROGETTO RE-FOOD

Nel quartiere di Nossa Senhora de Fàtima sono già 115 i locali che aderiscono a Re-Food e più di 300 i volontari in giro con le loro biciclette a raccogliere cibo. A Telheiras, 200 volontari e 150 negozi iscritti. E così via già in dieci quartieri della capitale portoghese. Oggi, ci sono 25 centri di Re-Food che operano in tutto il paese, dove più di 4.000 volontari salvano 46.000 pasti al mese da più di 900 partner tra ristoranti, supermercati e agricoltori, aiutando 2.500 persone, 5 o 6 giorni a settimana.

Nel gennaio dello scorso anno, un “calco” del progetto Re-food è stato importato da Stefano Spilotros, un residente di Caravaggio, cittadina in provincia di Bergamo, che si è rivolto ai suoi concittadini per portare sul territorio l’esperimento portoghese di recupero del cibo per aiutare le famiglie a rischio di sussistenza della sua comunità. In un’intervista al Giornale di Treviglio, Stefano aveva dichiarato. «Da diversi anni – ha spiegato Stefano – sono in contatto con un’associazione che si chiama “Re-Food”. È un’associazione nata in Portogallo ma che da un paio d’anni è arrivata anche in Italia, a Bari, Milano e in pochi altri posti, e che vorrei portare anche a Caravaggio. Lo scopo è quello di reindirizzare il cibo “avanzato” da ristoranti, mense, negozi e supermercati e ridistribuirlo alle persone in difficoltà economiche».

(Immagine in evidenza tratta dal portale Re-Food // Phocredits: Refood.org)

STORIE CONTRO IL FOOD-WASTE:

 

 

 

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