REGOLE PER RISPETTO DELLE CITTÀ
Prima hanno messo in campo il deterrente delle multe. Adesso il sindaco di Firenze, Dario Nardella, e l’assessore Anna Paola Concia provano a fermare con l’arma del web l’orda dei nuovi barbari (questi sì che sono barbari…) che, truccati da turisti, mettono sottosopra un’intera città.
I due amministratori hanno lanciato un decalogo e un hashtag internazionale #EnjoyRespectFirenze che potrebbe essere adottato in tutte le città d’arte italiane, da Venezia a Roma, per isolare persone che quando vengono in Italia si sentono autorizzate a diventare incivili.
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GALATEO PER I TURISTI
Il decalogo è semplice, perfino banale. Non gettare i rifiuti per terra, e utilizzare i cestini con relativa differenziata. Non imbrattare i muri dei monumenti con qualche scritta. Non utilizzare i sagrati delle chiese come se fossero dei luoghi deposti alla funzione di bivacchi. Vestire in modo decente.
C’è una raccomandazione che ci ha molto colpito, in particolare: non considerare Firenze, e qualsiasi altro luogo della Bella Italia, come uno stabilimento balneare. È un punto delicato, che mette in discussione il modo con il quale bisogna comportarsi da turisti, e quali sono i limiti del tollerabile per i cittadini che ospitano i visitatori. Una chiesa, un monumento, una piazza, non sono spiagge libere, dove si arriva e si piazza un telo per prendere il sole. Sono luoghi delicati, che possono subire molti danni dall’inciviltà di chi li frequenta. Senza contare che presentarsi come il più volgare bagnante della domenica segnala anche una mancanza di rispetto per gli altri visitatori.
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DECALOGO PER I TURISTI FIRENZE
Funzionerà il decalogo degli amministratori di Firenze? Spero di sì, anche perché intanto restano in piedi multe salate (anche 500 euro) che adesso sarà più facile riscuotere. E sicuramente potrebbe funzionare se ci fosse una collaborazione da parte di chi organizza i viaggi dei turisti in Italia, a partire da quei tour operator che non possono restare con le mani in alto in segno di resa di fronte allo stile dei barbari. L’Italia non è loro, ma di tutti. E innanzitutto di chi ci vive.
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