Restauro del Colosseo, siamo felici per la prima tappa. Ma adesso si vada avanti e le imprese mettano soldi nei monumenti

Nei giorni della festa per il Colosseo non dimentichiamo che i lavori di restauro sono partiti con tre anni di ritardo. Nonostante che fossero pronti i soldi dello Stato e di un privato, l’industriale Diego Della Valle. Marchigiano, non romano.

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RESTAURO DEL COLOSSEO –

Fino a poco tempo sembrava un miracolo impossibile, e invece è successo: la prima parte del restauro del Colosseo, ovvero la pulitura esterna con la rimozione delle croste, è stata completata, grazie anche ai soldi che ha messo un privato, l’industriale marchigiano (e non romano…) Diego Della Valle, in aggiunta all’enorme investimento pubblico.

Auguri al Colosseo, per i restauri successivi (ipogei e copertura dell’arena, innanzitutto) che dovrebbero terminare entro il 2018, ai romani che godranno dei maggiori vantaggi di questa operazione di collaborazione tra pubblico e privato, a tutti noi italiani che abbiamo il dovere di non sprecare il nostro patrimonio artistico.

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RESTAURO DEL COLOSSEO: DELLA VALLE –

Tutto bene, verrebbe da dire, quel che finisce bene. In realtà, però, siamo solo agli inizi di questa partita che rappresenta la fotografia di un Paese dove anche le cose più semplici, più naturali, perfino più ovvie, diventano complicate. Oppure impossibili. Senza rovinare la festa a nessuno, vorrei ricordare che il restauro del Colosseo, con i soldi già stanziati dallo Stato e da Della Valle, è partito con tre anni di ritardo. Tre anni, non qualche giorno. Per le solite beghe tra piccole e grandi corporazioni, per i veti incrociati di mandarini ministeriali, boss sindacali, con le pronte sponde tra un Tar e un Consiglio di Stato. Abbiamo sprecato tre anni per nulla. In secondo luogo, hanno fatto bene Matteo Renzi e Dario Franceschini a impossessarsi, con tanto di presidio della cerimonia da giorno di gloria nazionale, della consegna della prima parte del restauro, dimenticando che, per la verità, anche altri governi hanno dato il loro contributo. Una dose di propaganda, in politica, è legittima, e in questo caso anche pienamente comprensibile. Per il futuro il governo, cerchi solo di vigilare su operazioni di questa portata, diciamo di sistema considerando l’immagine del Colosseo=Roma=Italia, diffusa in tutto il mondo. E faccia sentire il proprio peso, il fiato sul collo a chi deve realizzare lavori e pratiche. E se l’amministrazione comunale di Roma non ci riesce, ci pensi il governo, con tutta la sua forza, a liberare uno dei monumenti più importanti del Paese dall’illegalità che lo circonda, dai falsi centurioni all’esercito degli abusivi. Suona come una beffa, vedere allo stesso tempo il Colosseo restaurato nella sua bellezza e saccheggiato nella sua bruttezza da una forma di violenza da parte di gruppi di prepotenti ben protetti.  Infine, Della Valle, durante l’inaugurazione, ha fatto un appello: «Ogni impresa in Italia, adotti un monumento».

LE BELLISSIME IMMAGINI DEL COLOSSEO:

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IL RUOLO DEGLI IMPRENDITORI ITALIANI –

Magari, mi viene da commentare. Avremmo un’altra Italia rispetto a quella con la quale dobbiamo fare i conti, e avremmo anche un’altra immagine nel mondo, con ricadute a catena sul turismo e sull’intera economia. La verità è che gli imprenditori italiani, sotto questo punto di vista e con le dovute e frequenti eccezioni (a Roma ricordo la generosità della famiglia Fendi), sono semplicemente avari, e non sentono il dovere civile di restituire qualcosa al Paese che ha aperto la strada al loro successo e alla loro ricchezza. Restituire, anche con il dovuto sostegno a un settore, la conservazione e la valorizzazione dei Beni culturali, che per sua natura soffre, e soffrirà sempre, di mancanza di risorse. Questo verbo, restituire, in Italia lo conoscono e lo praticano pochi, troppo pochi, imprenditori. Hanno mille buoni motivi per essere tirchi: dalla fatica di misurarsi con i veti della burocrazia alla voglia di apparire poco in un’Italia che quasi non ti perdona il successo e la ricchezza. Certo non hanno più l’alibi, che pure hanno tirato fuori spesso, della mancanza di vantaggi fiscali, dopo l’Art bonus, questo sì del governo Renzi-Franceschini. Ecco: dateci uno, cento, mille Colosseo restaurati. In tutta Italia. E avrete un grazie da intere generazioni di ragazzi che potranno contare su un motivo in meno per lasciare il Paese.

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