Quindici dollari per fondare una banca. Questo il capitale iniziale messo sul tavolo da un ragazzino lungimirante che, incarnando in pieno lo spirito dell’economia circolare, ha fondato una vera e propria attività finanziaria attorno al riciclo dell’immondizia. José Adolfo Quisocala Condori, peruviano, ha soltanto 7 anni quando, con l’aiuto dei genitori e della scuola, avvia la sua piccola banca sul territorio. Adesso ne ha 13, e i correntisti che seguono José in questa avventura da 20 sono diventati 2.000. E continuano a crescere.
La banca della spazzatura funziona così: paga i ragazzi, talvolta poverissimi, che consegnano l’immondizia recuperata dappertutto, e stringe accordi commerciali con le imprese peruviane che si occupano di riciclo dei rifiuti. Semplicissimo, e molto efficace, anche per non sprecare vite di giovani che rischiano di essere risucchiati dal vortice povertà-illegalità.
RICAVARE SOLDI DAI RIFIUTI
José vive ad Arequipa, la seconda città più popolosa del Perù dopo Lima. Una metropoli non certo ricca, con diseguaglianze estreme, che poggia la sua economia innanzitutto sul turismo. Il piccolo José cresce guardando i suoi coetanei, provenienti da quartieri e famiglie in condizioni di estrema povertà, arrivare in classe a stomaco vuoto o barcamenarsi con mille espedienti per racimolare qualche soldo. Compagni di scuola piazzati ai semafori per chiedere l’elemosina, o dietro qualche bancarella per vendere caramelle. La necessità aguzza l’ingegno, e così nasce il Banco Cooperativo del Estudiante Barselana, proprio nel tentativo di permettere ai giovanissimi abitanti di Arequipa di ricevere denaro in cambio di rifiuti, che nella cittadina peruviana abbondano nei cestini, e non solo. Spazzatura, con in prima fila la solita plastica e la solita carta.
BANCA DEI RIFIUTI
Il meccanismo creato da José è molto semplice: i bambini e le bambine si recano da lui portando alla sua banca i rifiuti che trovano a casa o in giro, ricevendo un corrispettivo in denaro. Come un banchiere navigato, il ragazzino segna i crediti, li accumula su veri e propri conti correnti in cui accredita il denaro proveniente dalla cessione della spazzatura. Ai conti correnti aperti presso il Banco Cooperativo possono accedere soltanto loro, i bambini titolari, e non i genitori. Il primo deposito che José chiede per aprire il conto presso la banca dei rifiuti è un sacchetto con sei chilogrammi di rifiuti riciclabili, soprattutto plastica, carta e imballaggi, l’equivalente di 30 centesimi.
Il denaro con il quale il piccolo peruviano paga i suoi correntisti arrivano da accordi stipulati con le aziende che si occupano del riciclo dei rifiuti: imprese che pagano un tanto in più rispetto al normale prezzo di mercato dei rifiuti riciclabili. Beneficenza? Non proprio, in quanto la banca di José ha creato un circuito virtuoso, da economia circolare, con un indotto che ha aumentato notevolmente il giro di affari del recupero dei rifiuti.
BANCA DEI RIFIUTI PERÙ
Il Banco Cooperativo del Estudiante Barselana non si limita ad essere soltanto una “banca”, è un progetto a tutto tondo rivolto a giovani e giovanissimi, a cui José offre la possibilità di mettere insieme un gruzzoletto e anche corsi gratuiti di educazione finanziaria, imprenditoriale e per la gestione ambientale. Tutte materie preziose per creare risparmio e innanzitutto lavoro.
Un obiettivo ambizioso per sconfiggere dal basso le difficoltà di un paese difficile, tant’è che José Adolfo, con una lucidità invidiabile e altrettanta determinazione, si è posto come traguardo, attraverso il Banco, di ridurre la povertà nella sua terra, promuovendo la cultura del risparmio, dell’impresa e dell’economia circolare. Perni di un mondo davvero sostenibile.
(Immagine in evidenza e a corredo del testo tratta dalla pagina Facebook del Banco Cooperativo del Estudiante Barselana)
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