Nel mondo se ne consumano 350 miliardi all’anno, in Italia 30 milioni. Cifre enormi, che hanno un impatto diretto con l’ambiente e con la sostenibilità, in quanto in molti casi le gomme da masticare finiscono in strada, o peggio ancora, sui marciapiedi o in un giardino pubblico. Spazi di tutti, dove raccogliere un chewing-gum è un’impresa lunga e costosa. Per pulire appena cinquanta centimetri di asfalto serve almeno mezz’ora e una spesa tra i 50 centesimi e i 2 euro. Tutti soldi sprecati. E per evitare questo, creando un nuovo business attorno alle gomme da masticare e al loro riciclo, da Londra è partita l’avventura di una geniale designer.
RICICLO GOMME DA MASTICARE
Un materiale versatile e potenzialmente utile. I chewing gum, le comunissime gomme da masticare, una volta utilizzate possono diventare una vera e propria risorsa, riuscendo a smarcarsi dal fastidioso ruolo di essere tra i rifiuti cittadini più comuni e fastidiosi. Secondo alcuni studi britannici, infatti, le gomme sarebbero seconde solo alle cicche di sigarette, e ogni anno il governo di Londra spenderebbe circa 50 milioni di sterlina in questa specifica, ed appiccicosa, pulizia. A risolvere questo problema ci ha pensato una giovane: Anna Bullus, classe 1984, che ha trovato il modo per trasformare i chewing gum in oggetti di quotidiana utilità, come cassonetti, stivali o cover per i cellulari. Per riuscirci ha sfruttato i suoi studi universitari scoprendo che l’ingrediente principale di questo prodotto è la gomma base, comunemente nota come gomma sintetica, un tipo di polimero simile alla plastica. E in quanto tale è utilizzabile alla stessa maniera. Così ha fondato Gumdrop per raccogliere le gomme da masticare usate e farle rinascere in una nuova forma.
RICICLO CHEWING GUM
Anna, ex studente della University of Brighton’s College of Arts and Humanities, è stata inserita dall’Università di Brighton fra le “Women of Impact”, grazie alla sua invenzione, considerata a forte impatto innovativo. La strada per raggiungere questo traguardo, però, è stata molto lunga e travagliata e ha attraversato diversi punti di svolta. Il principale è indubbiamente quello che le ha permesso di superare il problema della “raccolta”. Per poter riciclare le gomme, infatti, bisognava trovare un modo per convincere gli utilizzatori a consegnarle. Così Anna ha inventato dei cestini rosa brillante dalle forme tondeggianti, a forma di bolla, invitando i “masticatori” a buttare le gomme al loro interno. I contenitori stessi, come spiega Bullus, sono prodotti proprio con il polimero ricavato dalle gomme raccolte e riciclate.
GUMDROP ANNA BULLUS
Sopra ogni cestino, Gumdrop ha fatto affiggere un cartello in cui si spiega che qualsiasi gomma raccolta sarà riciclata in nuovi oggetti: portachiavi, bicchieri di carta, tazze da caffè, cover per i cellulari. Ma anche stivali e scarpe da ginnastica. Un piccolo espediente che ha dato risultati sbalorditivi, tanto da essere adottato da diverse istituzioni tra cui l’università di Winchester e l’aeroporto di Heathrow, a Londra. In questo modo l’azienda contribuisce alla pulizia degli ambienti e allo stesso tempo al riciclo, collaborando anche con altri produttori e aziende di tutto il mondo per produrre prodotti utili da chewing gum lavorati. Sforzi che danno vita agli oggetti più disparati, tutti rigorosamente green.
Le foto sono tratte dalla pagina Facebook Gumdrop ltd
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