Ricostruzione comuni dell’Appennino, li hanno abbandonati dopo tante promesse e nonostante una pioggia di soldi

Il disastroso bilancio dopo 4 anni: 80mila edifici inagibili, e solo il 4 per cento rimessi a posto. Quanto ai palazzi pubblici, si "sale" al 6 per cento. E avevano detto: Non vi lasceremo soli

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Da quattro anni lo ripetono tutti, in coro. Non vi lasceremo soli. E invece una parte della popolazione italiana, quella residente nei comuni colpiti colpiti dal terremoto del 2016-2017, sta subendo proprio questo assurdo destino. Sono stati abbandonati. Nel solito pantano di promesse pronunciate con enfasi retorica e mai mantenute, di sprechi di varia natura, di ritardi consumati nella zona grigia tra politica e pubblica amministrazione. 
 

RICOSTRUZIONE COMUNI APPENNINO

Il commissario per la ricostruzione, Giovanni Legnini (quarto della serie, chiamato allo stesso incarico…), ha appena consegnato il suo Rapporto sulla ricostruzione che certifica la realtà: siamo quasi a zero. E non per mancanza di soldi.
Nell’edilizia privata gli edifici disastrati e ufficialmente inagibili sono 80mila, e le richieste di contributi sono 13.498, delle quali solo 5.325 approvate, mentre le altre sono “in lavorazione” e 678 sono state respinte. Come mai così poche domande a fronte di un numero tanto elevato di case danneggiate? Probabilmente i terremotati di queste zone, gente concreta e solida, semplicemente non si fida dello Stato e preferisce andare avanti con le proprie gambe piuttosto che sprecare tempo a rincorrere pratiche, firme e permessi. 
La conclusione di questa disarmante statistica è che la ricostruzione degli edifici privati è attorno al 4 per cento. A quattro anni di distanza dal terremoto. E sale leggermente, al 6,1 per cento, per quanto riguarda gli edifici pubblici. Qui lo spreco è ancora più eclatante, per il fatto che i  finanziamenti disponibili sono molto più abbondanti. E su 2,1 miliardi di euro impegnati per gli interventi, sono stati erogati solo 200 milioni di euro, e su 1.405 edifici pubblici da ripristinare, con cantieri già finanziati,  i lavori ultimati riguardano appena 86 cantieri. Il 6,1 per cento, appunto. 
 
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RICOSTRUZIONE ITALIA APPENNINI

In questo quadro così deprimente ci sono poi alcuni effetti collaterali che rendono tutto più incerto. I 140 comuni colpiti dal terremoto che ha devastato l’Italia degli Appennini appartengono a quattro regioni: Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria. Invece di creare un’alleanza, coordinata dal commissario (lui esiste anche per questa funzione), le quattro regioni procedono in ordine sparso e minacciano di andare ognuna per conto proprio.
L’area colpita dal terremoto invece di ripopolarsi, secondo l’obiettivo dello Sviluppo sostenibile che in Italia punta decisamente sui borghi, si sta ulteriormente svuotando. E come potrebbe essere altrimenti, visto che, per fare un esempio, nella meravigliosa Amatrice, rasa al suolo dalla scosse, sono state consegnate, dopo quattro anni, appena cento case? Ancora una volta le promesse e le parole non coincidono con i fatti: si predica un ripopolamento dei borghi. Ma poi si lasciano morire, e non per colpa del terremoto ma per una ricostruzione più volte annunciata e mai neanche avviata. 
 
(Immagine in evidenza tratta da Il Messaggero.it // Photocredits Il Messaggero)
 
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