Rifiuti a Napoli, l’esercito sotto scacco

A Napoli neanche i soldati riescono a lavorare in pace. I militari sono da appena poche ore in città, sopo avere anticipato l’arrivo previsto per oggi, e già le polemiche si moltiplicano, quasi come se la loro supplenza fosse sgradita e indesiderata. Innanzitutto non collaborano, come al solito, i cittadini: montagne di rifiuti bruciati, in […]

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A Napoli neanche i soldati riescono a lavorare in pace. I militari sono da appena poche ore in città, sopo avere anticipato l’arrivo previsto per oggi, e già le polemiche si moltiplicano, quasi come se la loro supplenza fosse sgradita e indesiderata. Innanzitutto non collaborano, come al solito, i cittadini: montagne di rifiuti bruciati, in diversi quartieri del centro e della periferia, che una volta ridotti a cenere puzzolente diventa impossibile smaltire. Soltanto in una notte i Vigili del Fuoco hanno dovuto rispondere a ben undici chiamate di emergenza per i falò dell’immondizia appiccati da napoletani irresponsabili e vigliacchi. Così, di fronte a questo ulteriore, imprevedibile ostacolo, i soldati sono stati costretti a protestare, fino a ribellarsi con parole chiare. hanno detto, confermando il loro disagio per una missione impropria e ogni giorno più complicata. Un secondo elemento di tensione é arrivato di fronte agli impianti di smaltimento, quando i camion dei militari hanno usufruito di una corsia privilegiata per smaltire i rifiuti, scavalcando gli autisti del comune di Napoli e dell’Asia in fila anche da giorni. é stato il senso della protesta degli autisti sorpassati dagli uomini dell’esercito. Un’osservazione priva di elementare buon senso perché sarebbe assurdo chiamare i soldati in città, per liberarla dai cumuli di immondizia, e poi bloccarli per ore davanti ai centri di smaltimento. Ma anche una conferma del dubbio più grave che pesa su questa operazione, annunciata come l’ennesimo miracolo napoletano, e cioé la risposta alla domanda dove finirà la spazzatura raccolta dai soldati.
Saranno giorni duri e velenosi per Napoli. E guai se all’indifferenza e alla rabbia generale si aggiungesse anche una sorta di ribellione strisciante nei confronti di militari che stanno facendo il loro dovere ubbidendo, anche di malavoglia, a ordini superiori. L’unica cosa certa, a questo punto, é che la città ha bisogno di un nuovo commissario straordinario per gestire raccolta e smaltimento, altrimenti anche il sostegno dell’esercito rischia di evaporare nell’impotenza. E non stiamo parlando di un nuovo carrozzone destinato solo a ingoiare e sprecare soldi pubblici, ma di poteri di coordinamento dell’intero ciclo che dovranno essere affidati a una sola persona: il nuovo sindaco della città. Appena eletto, senza perdere neanche un giorno di tempo.
Ma gli scogli contro i quali si sta infrangendo il generoso sforzo dei soldati rappresentano, purtroppo, anche la conferma delle perplessità che avevamo segnalato nei giorni scorsi. Interventi tampone, per agguantare l’emergenza e rinviarla semplicemente al giorno dopo, non bastano e possono perfino dimostrarsi controproducenti. Non si esce da un circolo vizioso, ogni giorno più buio, con proclami, annunci, provvedimenti spot, promesse miracolistiche. Mai come in questo momento la città é sola, con le sue colpe e anche con gli errori che le vengono rovesciati addosso, nonostante l’attenzione di tutta la classe politica nazionale polarizzata dall’imminente prova elettorale. Mai come in questo momento facciamo fatica perfino a ribellarci agli insulti dell’eurodeputato Mario Borghezio, secondo il quale bisogna buttare ( dove: a mare, o nella spazzatura?) . E’ un giudizio impastato dal veleno demagogico del linguaggio leghista, eppure il 52 per cento dei lettori del Mattino lo condivide. E si tratta di cittadini napoletani che probabilmente si vergognano di ritrovarsi all’inferno. 
 
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