Raccolta della spazzatura nel caos a Palermo, e intanto l’azienda comunale dei rifiuti (Amia) fallisce sotto il peso di oltre 90 milioni di perdite soltanto negli ultimi tre anni.
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Da un lato la città è invasa dalla spazzatura, i cassonetti sono stracolmi, in città si moltiplicano i falò di protesta; dall’altro versante i conti dell’Amia dimostrano che cosa significa sprecare soldi pubblici e offrire un pessimo servizio ai cittadini. I due fenomeni sono correlati.
Nel 2000 l’Amia era una società in attivo, con 6 milioni di utili, poi si è trasformata in un carrozzone delle clientele locali con 2.200 dipendenti e un esercito di dirigenti. Ex consiglieri comunali, regionali ed ex deputati: tutti dentro la pancia della mucca da mungere. E stipendi stellari, come i 700mila euro a testa che hanno percepito i tre commissari dell’azienda prima di portare i libri in tribunale.
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